(di Roberto Nardi)
Sul muro esterno sono stati
dipinti due enormi piedi nudi, sporchi. Segno di una sofferenza.
Nell'ultima sala, prima di uscire, un video struggente,
emozionante. La storia intima, eppure fortemente collettiva, di
una detenuta che esce dalla casa di reclusione. È libera. Si
siede su una panchina davanti al canale della Giudecca e guarda
un colombo malato, forse morente. La prima è opera di Maurizio
Cattelan, "Father", che richiama il Cristo Morto di Mantegna,
l'altra di Marco Perego e Zoe Saldana.
Sono due degli artisti invitati per "Con i miei occhi", a
cura di Chiara Parisi e Bruno Racine, per il Padiglione della
Santa Sede per la 60/a mostra d'arte della Biennale di Venezia.
È chiaro, però, che non sono tanto le opere a dettare la scena.
C'è il luogo scelto - la casa di reclusione femminile all'isola
della Giudecca - il fatto che a fare da guida ai visitatori (25
alla volta per un massimo di quattro al giorno su prenotazione e
i necessari protocolli) ci saranno delle detenute che hanno dato
l'assenso. C'è soprattutto che è un'esperienza che non lascia
indifferenti, che lascia un cumulo di domande una volta che si
varca il cancello d'uscita.
La visita si apre con la consegna dei documenti e del
cellulare, con l'incontro con la "guida". Stavolta è Giulia. Si
Entra nella caffetteria per trovare i lavori di Corita Kent,
protagonista della pop-art, attivista, femminista. Unica artista
non vivente. Giulia spiega l'opera. Più volte torneranno
richiami ai concetti di libertà, di recupero, di avere cura
delle persone, degli ultimi. Di chi può certo aver sbagliato ma
è sempre una persona.
Il collettivo artistico Claire Fontaine - da una cui opera il
curatore della Biennale Arte ha preso il titolo "Stranieri
ovunque" - è presente con due lavori. Uno è un colpo allo
stomaco. È la scritta in lettere blu "Siamo con voi nella notte"
nel grande cortile. È un lavoro che ha qualche anno ma che ha
una forza incredibile se si pensa che le detenute lo vedono
illuminato dal tramonto. Ci sono anche i versi di tante delle
ospiti della casa di reclusione nelle opere realizzate da Simone
Fatta lungo il corridoio esterno che costeggia le mura.
A chiudere, l'installazione di Sonia Gomes nell'ex chiesa
interna e i dipinti di Claire Tabouret. Sono ritratti realizzati
sulla base delle foto personali messe a disposizione dalle
detenute: della famiglia, di quando erano bambine.
Il Padiglione, che guarda gli ultimi con occhi nuovi, sarà la
prima meta della visita a Venezia do Papa Francesco il 28
aprile.
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