La Bibbia Istoriata Padovana, capolavoro unico del Trecento, e la Casa di Francesco Petrarca ad Arquà erano tra le vere perle dei Silvestri di Rovigo.
Nessuna gola faceva, invece, la collezione di quadri del casato.
Nel 1877 gli ultimi due eredi, il Conte Gerolamo e il fratello Pietro, cardinale, decisero di donare tutti i dipinti, considerati però un ingombro di scarso valore. C' è questo risvolto su quello che voleva essere un lascito non solo di opere d' arte - definite da un esperto dell' poca ''cose da bottega di rigattiere'' - ma anche di storia familiare al centro della mostra ''Il Conte e il Cardinale. I capolavori della Collezione Silvestri'' che Palazzo Roncale, a Rovigo, ospita fino al 29 novembre. L'esposizione, a cura di Alessia Vedova da una idea di Sergio Campagnolo, ruota intorno alla imponente collezione d' arte, più di duecento opere, appartenuta al casato. Gerolamo e Pietro avevano destinato una metà al Seminario Vescovile e l'altro al Comune di Rovigo e all' Accademia dei Concordi lasciando però tutto nel vago, senza dare indicazioni sulla suddivisione e i destinatari. Contrariamente a quanto capita di solito, in questo caso i beneficiari non si preoccuparono di mettere le mani sul ''malloppo'' ma di liberarsene e fecero di tutto per scaricare all' altro la titolarità della collezione. Il Seminario aveva acquisito di buon grado la collezione archeologica che i Silvestri avevano lasciato insieme con i quadri e spinse affinchè a farsi carico dei dipinti fosse l'Accademia dei Concordi. Quest' ultima aveva già avuto dalla famiglia la preziosa Biblioteca Silvestrina, un tesoro di 40 mila documenti e volumi, tra i i quali, appunto, capolavori come la Bibbia Istoriata Padovana. I Silvestri avevano donato l' altra pepita d'oro del loro patrimonio, la Casa di Petrarca ad Arquà, al Comune di Padova, al quale tuttora appartiene. I quadri, però, non si potevano rifiutare e, dopo tanto discutere la questione fu risolta con la solita sentenza salomonica: le opere con un numero di inventario pari andarono al Seminario Vescovile, quelle dispari all'Accademia.
Ma in fin dei conti, quei quadri erano davvero così scadenti? "Quella dei nobili Silvestri - spiega Alessia Vedova - è una tipica collezione privata dell'epoca: molte opere settecentesche o seicentesche, non particolarmente apprezzate, copie volute per scopo di studio o decorativo, ritratti, nature morte, paesaggi, opere devozionali. Nulla che veramente intrigasse gli Accademici o gli ecclesiastici". Oggi quel giudizio, rimarca a curatrice, ''appare davvero miope'' se si guarda alle grandi opere trecentesche e quattrocentesche di Nicolò di Pietro e Quirizio da Murano, tra i capolavori della attuale Pinacoteca, alle tele di Mazzoni, Nogari, Pittoni, Pietro Della Vecchia, Giambattista Piazzetta, Pietro Longhi, Fra Galgario. "Questa mostra - osserva - riaccende i riflettori sulla Collezione e ne fa oggetto di una importante campagna di studi. Un altro progetto riguarda la messa on line dell'intera Bibbia Istoriata, manoscritto miniato oggi suddiviso tra Rovigo e la British Library di Londra." I Silvestri erano presenti a Rovigo sin dal Ducato Estense. Il Cardinale Pietro, personalità di spicco nella Roma di metà Ottocento, assunse l'incarico di seguire gli interessi dell'Impero Austroungarico presso il papato, ma si convinse della necessità di unire Roma al nuovo Regno d'Italia, posizione avversata dalla corte papale al punto che alla sua morte non gli venne tributato alcun omaggio solenne. La sua salma venne tumulata al Cimitero del Verano e poi traslata nella tomba di famiglia a Rovigo. Il casato si estinse con la morte del Cardinale nel 1875, preceduta di un anno da quella del fratello.
Una sorta di lieto fine per questa storia di quadri bistrattati, comunque, si è potuto scrivere. Il tempo ha rimesso a posto le cose che gli uomini si erano dati da fare per sparigliare perchè la collezione è tornata alla sua unità originaria 15 anni fa con la confluenza della Pinacoteca del Seminario nella Pinacoteca dell' Accademia.
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