Giorgio de Chirico ebbe un ruolo fondamentale nella nascita e nello sviluppo del Surrealismo, ma anche un rapporto complicato. Su questo indaga la bella mostra della Fondazione Accorsi-Ometto, a cura di Victoria Noel-Johnson, storica dell'arte britannica, nel centenario del Surrealismo (1924-2024), segnato, nell'ottobre del 1924, dalla pubblicazione del Manifeste du surréalisme del critico francese André Breton. Il focus della mostra è sul controverso rapporto con Breton, con il poeta francese Paul Éluard e sua moglie Gala (che poi sposò Salvador Dalí).
Tramite l'amico Guillaume Apollinaire, Breton venne a contatto con la pittura metafisica di de Chirico intorno al 1916 e, dal 1921, iniziò con lui una fitta corrispondenza, fino a quando si incontrarono nel 1924, a Parigi. Fu l'inizio di un periodo di amicizia e collaborazione, che si esaurì nel 1925. I surrealisti non accettarono la svolta classicista di de Chirico, tanto che Breton arrivò a dire che il 1918 era l'anno della sua morte artistica. Sono oltre 70 le opere in mostra - aperta al pubblico da domani 8 novembre al 2 marzo - tra cui una cinquantina di dipinti e opere su carta di e Chirico, affiancate a una ventina di ritratti degli artisti, poeti e scrittori surrealisti, fotografati da Man Ray e Lee Miller, tutte provenienti da collezioni private o da importanti musei e istituzioni, come la Gnam (Galleria Nazionale d'Arte Moderna) di Roma e il Mart (Museo d'Arte Moderna di Rovereto e Trento) di Trento.
Dalla Bibliothèque littéraire Jacques Doucet di Parigi arriva il carteggio de Chirico - Breton (1921-1925), inclusa la lettera del 1924, finora poco conosciuta, in cui l'artista propose di realizzare per Breton la prima replica di un'opera del periodo metafisico, quella de Le muse inquietanti del 1918. Per i Surrealisti l'improvviso cambiamento di de Chirico avvenuto dal 1919 a favore del Classicismo e dei grandi maestri, era inspiegabile e inferiore rispetto al geniale splendore della sua prima pittura metafisica degli anni Dieci, una critica parzialmente spiegata da un vero e proprio conflitto di interessi: i Surrealisti erano proprietari della maggior parte delle opere di de Chirico del primo periodo metafisico (1910-1918). Le opere esposte dimostrano che in realtà, nonostante le crescenti polemiche, de Chirico continuò a realizzare nuove serie dai soggetti innovativi, come Mobili in una stanza, Cavalli in riva al mare, Gladiatori, Archeologhi e Trofei.
Esempi presenti in mostra includono i magnifici Combattimento di gladiatori (Fin de combat), 1927 e Chevaux devant la mer (1927-1928). In ogni caso i Surrealisti continuarono a commissionare a de Chirico delle repliche di opere del primo periodo metafisico, oppure a Paul e Gala Éluard di acquistarne altre con soggetto e stile più tradizionali, come Natura morta con selvaggina (il bicchiere di vino), 1923, e Ulisse (Autoritratto), 1924, entrambi esposti in mostra. Tra le opere che testimoniano la 'svolta classicista' ci sono Lucrezia, 1921 circa, l'Autoritratto con la madre, 1922, e l'Autoritratto, 1925, prima opera dechirichiana acquistata dallo Stato italiano.
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