"È la mia più grande mostra personale in un'istituzione pubblica che raccoglie lavori di natura diversa in un lungo viaggio nello spazio e nel tempo e che termina con un grande omaggio a Roma, la mia città". È il commento di Pietro Ruffo alla presentazione di 'L'ultimo meraviglioso minuto', mostra allestita al Palazzo delle Esposizioni di Roma e aperta al pubblico dal 29 ottobre al 16 febbraio 2025.
"Nelle opere esposte, oltre 50, indago il tema del rapporto tra l'uomo e il pianeta - prosegue l'artista - e l'ho fatto con uno sguardo inedito e un punto di vista positivo che invita a considerare quanto sia meravigliosa la nostra presenza sulla Terra. Se siamo stati capaci di creare tanta e tale bellezza, significa che nonostante tutto l'essere umano riuscirà ad avere un rapporto diverso con il Pianeta e a sopravviverci".
Con la potenza delle sue opere, in un mix di legno, carta, ceramica, inchiostro, Ruffo mette sotto una nuova luce le questioni ambientali che ci accompagnano, giocando sulla dilatazione del tempo e le stratificazioni spaziali: l'obiettivo è di far percepire tempi lunghissimi, per noi immemorabili, nel momento dell'incontro con le opere.
"Ruffo è un manipolatore di spazi che creano risonanze nel visitatore - commenta lo studioso Guido Rebecchini che ha partecipato alla stesura del catalogo -. Le opere trasformano la prospettiva e ci risvegliano sensazioni nuove". L'esposizione, che parte da 55 milioni di anni fa, si sviluppa in diverse sale: nella prima l'artista disegna a penna una foresta primordiale per creare un immenso sipario con immagini di piante e minerali, che rimandano all'epoca in cui la giungla tropicale occupava la maggior parte delle terre emerse. Superata la struttura, il visitatore si trova a camminare tra le tracce vegetali di una vita passata della Terra: galleggiano come ninfee sul pavimento 21 opere circolari di diverse dimensioni, dal titolo 'De Hortus'. Il percorso prosegue nell'Antropocene, l'epoca in cui l'ambiente terrestre è condizionato dagli effetti dell'azione umana: nelle tre sale successive Ruffo esplora l'intervento umano alla ricerca della 'meraviglia' con opere che vanno dai teschi dei Neanderthal di Saccopastore alle statuette votive fino alla video installazione 'The Planetary Garden', realizzata in collaborazione con il collettivo Noruwei, che restituisce in forma tridimensionale il movimento e il cambiamento del paesaggio nel tempo.
L'ultima sala, 'Antropocene attraverso le stratificazioni di Roma', riunisce una serie di opere interamente dedicate alla città, da prima della fondazione quando le strade attuali erano calpestate da elefanti, giaguari e rinoceronti, alle immagini di una città sottomarina e delle sue stratificazioni architettoniche, in una passeggiata inedita nella storia e nella preistoria del territorio romano. È un mosaico di momenti storici e futuri ipotetici, in cui ogni tassello della trasformazione è allo stesso tempo conseguenza di eventi naturali e dell'intervento umano.
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