"Attraverso l'uso dell'intelligenza artificiale ho reinterpretato e rielaborato artisticamente le opere delle collezioni di scultura antica di Palazzo Altemps e ho creato volti che nascono dalla pietra e a essa ritornano". Così l'artista e regista Gabriele Gianni presenta il progetto 'Variabile Altemps', presentato da Carla Fendi Foundation, che il Museo Nazionale Romano ospita dal 4 ottobre al 17 novembre.
"La mostra è una naturale evoluzione di 'Artificial Creation', progetto prodotto dalla Fondazione per Spoleto66 Festival dei Due Mondi - prosegue l'artista - ma con questo allestimento mi spingo oltre, sviluppando tecnologia e arte. Ho collaborato con l'archeologa Chiara Giobbe, responsabile della sede di Palazzo Altemps, sulle immagini delle opere del Museo, messe a disposizione sul sito MNR-digitale, e ho lavorato sulle necessità tecnologiche del Museo con la mia libertà di artista".
Il risultato è un progetto unico: 4 videoinstallazioni con ritratti di volti antichi - accompagnati da suoni arcaici creati da Mario Salvucci - che immaginano l'evoluzione delle opere nel tempo e le loro stratificazioni formali e concettuali. Nella mostra, a cura di Marco Bassan, Chiara Giobbe, Ludovico Pratesi, Gabriele Gianni ricostruisce le parti mancanti dei ritratti antichi, aggiungendo dettagli ai volti e restituendo lineamenti andati perduti col tempo. Attiva poi un processo opposto, che accelera la trasformazione della pietra, permettendo di intuire lo svanire della forma.
"Mi sono concentrato sulla creazione di strumenti di analisi delle statue antiche che permettessero di ricercare il rapporto aureo nelle proporzioni dei volti, identificare pose o definire differenze marmoree attraverso l'IA - ha dichiarato l'artista -. Infine ho generato due modelli 'addestrati' sui dati delle opere, che mi hanno messo di fronte all'oscillazione nel tempo.
La ricostruzione, infatti, oscilla tra l'originale, il decostruito e il ricostruito dove l'unico materiale che integrato nella pietra si rendeva distinguibile era l'oro. In questo senso l'IA è stato uno strumento utile per rielaborare, distruggere e creare di nuovo". "Come accadeva nel Rinascimento, dove gli artisti utilizzavano matematica e geometria per costruire tracciati simbolici nei loro capolavori - spiega il curatore Ludovico Pratesi - oggi si usano nuove tecnologie per riattivare la forza simbolica della classicità".
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