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Vittorio Fava, 50 anni d'arte nell'antologica Mnemosine

Vittorio Fava, 50 anni d'arte nell'antologica Mnemosine

A Palazzo Rospigliosi di Zagarolo 100 opere, dal 1968 al 2024

ZAGAROLO, 25 settembre 2024, 17:37

Redazione ANSA

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Palazzo Rospigliosi di Zagarolo ospita dal 12 ottobre al 3 novembre la mostra personale antologica 'Mnemosine - La memoria greca delle arti', che ripercorre la vita artistica di Vittorio Fava in 50 anni di lavoro e ricerca. Il titolo dell'esposizione, promossa dalla Galleria d'Arte Purificato.Zero, è ispirato a Mnemosine che nell'antica Grecia era la dea della memoria, considerata la madre delle nove muse e venerata come la protettrice delle arti, della poesia e delle tradizioni.
    In dialogo con le otto sale rinascimentali affrescate di Palazzo Rospigliosi-Colonna ci sono 100 opere dell'artista che spaziano dalla pittura alla scultura, dall'incisione agli assemblaggi, dai leggii ai libri, dalla carta al legno.
    L'allestimento prevede anche una visita al grande Museo del Giocattolo, fiore all'occhiello della cittadina, dove verranno inseriti alcuni lavori dell'artista.
    Nella mostra Fava racconta e presenta al pubblico le riflessioni e le confessioni che la sua crescita interiore e artistica gli hanno saputo offrire. "L'opera cresce insieme alla scoperta e all'assemblaggio delle materie, giorno dopo giorno - spiega l'artista - incollando le sue parti come una saldatura amorosa tra due amanti. Per combattere i duri momenti della manualità, quando la carta vetrata leviga il legno, penso di essere un operaio che nell'antico Egitto liscia il basalto divino con la sua pazienza sublime".
    Vittorio Fava si immerge in situazioni di costante mutamento tra il figurativo e l'astratto, sempre fluide e inafferrabili, fino anche al pensiero di liberazione totale dagli schemi imposti dalla stessa arte concettuale. "Sperimentale non attraverso il linguaggio, ma entro il linguaggio, in ogni sua possibile determinazione sia formale che mediale", così lo definì Enrico Crispolti nel testo in catalogo della mostra Mnemosyne a Palazzo Valentini di Roma nel 1988, che aggiunse: "Fra la scultura e i libri e la pittura Fava ha realizzato anche un mobile dipinto, nei cassetti del quale sono oggetti di memoria, disparati. Perché la memoria è in effetti il tramite dell'evocazione simbolica: una memoria che intreccia la dimensione individuale con quella collettiva, nella sconfinata remota profondità degli archetipi".
   

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