Ogni locomotiva a vapore, diesel o
elettrica, e ogni littorina presente al Museo nazionale
ferroviario di Pietrarsa racconta lo sviluppo delle ferrovie
italiane. E ora un libro racconta i 135 anni di storia, dal 1840
al 1975, di questo luogo simbolo, che fu il primo opificio e
l'officina riparazioni sulla prima tratta ferroviaria nazionale,
e la sua rinascita, 35 anni fa, come centro museale.
"Pietr'Arsa da officina a museo ferroviario" è la prima
pubblicazione della Fondazione FS Italiane che raccoglie e
organizza la documentazione, le foto e le testimonianze sul
museo, rilanciato negli ultimi anni dalla Fondazione FS Italiane
dopo il restauro completo dei padiglioni.
Tutto cominciò con la fondazione dal re Ferdinando II di
Borbone del Reale opificio meccanico e pirotecnico di Pietrarsa,
che divenne la più grande industria del Regno delle Due Sicilie
e una delle più importanti d'Italia dopo l'unificazione. Nel
1839 proprio in quest'area era già stata inaugurata la prima
ferrovia della penisola, che collegava Napoli a Granatello di
Portici. La fama di questa fabbrica era tale da essere visitata
da personaggi come lo zar di Russia Nicola I o papa Pio IX.
"Questo libro condensa tutta la storia di questo luogo unico,
sorto sulla lava del Vesuvio e oggi centro culturale di
riferimento per tutta Italia e direi anche per l'Europa", ha
detto alla presentazione del volume il direttore generale della
Fondazione Fs, Luigi Cantamessa.
Il volume, a cura di Stefano Maggi e con una prefazione di
Paolo Rumiz, è articolato in tre sezioni: Pietrarsa com'era,
Pietrarsa diventa museo FS, Pietrarsa rinasce. È disponibile in
diverse edizioni, realizzate da Duegi Editrice e Rubbettino, e
come audiolibro.
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