(di Marzia Apice)
Il microfono di Guglielmo Marconi e
quello ad acqua ideato nel 1907 da Quirino Maiorana, la radio a
galena e la Radio Balilla, ma anche la camera dei sensi, dove
melodie, voci e audio originali proiettano il visitatore a
piazza Venezia, tra la folla che il 10 giugno 1940 ascoltò dalla
viva voce di Mussolini la notizia che l'Italia era in guerra,
fino alle radio da comodino e alle autoradio. E' un percorso
immersivo e accattivante, tra tecnologia e design, quello
proposto dalla mostra "100 anni vicini e lontani", ideata e
curata da Stefano Pozzovivo per la Fondazione Varrone Cassa di
Risparmio di Rieti nel centralissimo Palazzo Dosi Delfini.
Concepita per celebrare il primo secolo di vita della radio e
allestita fino al 26 gennaio, l'esposizione non è solo un
omaggio, ma rappresenta soprattutto una testimonianza della
vitalità di un medium che non invecchia mai, tanto è capace di
spalancare le porte dell'immaginazione e di raccontare con
immediatezza i fatti salienti avvenuti nel nostro Paese,
accompagnando le evoluzioni storiche, politiche, culturali e del
costume. Oltre 200 i pezzi esposti, in un percorso
(l'allestimento è progettato e curato dall'architetta Patrizia
Palenga) articolato non necessariamente in ordine cronologico ma
per connessioni tematiche e suggestioni, anche sensoriali.
"La radio ha attraversato la storia italiana entrando nelle
case, accendendo le piazze - spiega all'ANSA il curatore Stefano
Pozzovivo, voce storica di Radio Subasio, con una quarantennale
carriera radiofonica alle spalle iniziata nelle radio libere -
La nostra mostra ne racconta l'evoluzione tecnologica, ripropone
cronache, trasmissioni e voci che sono rimaste nella memoria
collettiva del Paese, presentando la radio nelle sue forme più
iconiche". Tra esperienze che spaziano nei 5 sensi (ma una
menzione di merito va al corredo audio, una carrellata di
musiche, programmi, documenti storici originali e pubblicità,
che cambia di stanza in stanza) e "chicche" imperdibili, come
l'incredibile modello di radio cubo Brionvega grande abbastanza
da poterci entrare dentro e abbandonarsi su una comoda poltrona
per un ascolto immersivo, non stupisce che la mostra sia
riuscita a intercettare anche il pubblico dei più giovani,
catturandone l'interesse. "Un aspetto sorprendente è stata la
partecipazione trasversale di tutte le fasce d'età - prosegue
Pozzovivo, che ha costruito il progetto avvalendosi di un
Comitato scientifico d'eccezione, presieduto dal professor
Enrico Menduni, e della collaborazione della grande rete AIRE
dei collezionisti guidata da Carlo Pria e Umberto Alunni, a cui
si deve il numero e il pregio dei pezzi in mostra - Eravamo
convinti all'inizio che avremmo attratto il pubblico più avanti
con gli anni, che poteva ritrovare scampoli di vita vissuta, e
invece ci hanno sorpreso i più giovani, che hanno un'idea
smaterializzata della radio, quella che ascoltano la mattina
quando vengono accompagnati a scuola dai loro genitori. E invece
proprio loro sono rimasti affascinati dalle forme e dalla magia
della radio, e ci siamo ritrovati nei fine settimana gli stessi
bambini che avevano visitato la mostra in qualità di studenti
accompagnati dai genitori".
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