Il museo Guggenheim di Bilbao ospita fino al 23 febbraio la mostra monografica 'Hilma af Klint' dedicata all'opera dell'artista svedese e ai suoi successi a lungo sconosciuti, in particolare tra il 1906 e il 1920, quando iniziò per la prima volta a produrre dipinti non oggettivi e sorprendentemente fantasiosi. La forza della sua creazione, le immagini potenti, l'audacia dei suoi colori e la complessa simbologia dei suoi quadri fanno di questa pittrice svedese una pioniera dell'astrazione concettuale: profondamente interessata a questioni filosofiche, spirituali ed esoteriche, ma anche scientifiche, af Klint dà forma a correnti ed energie impercettibili all'occhio umano cercando di cogliere la realtà da una nuova prospettiva che ci avvicini alla verità suprema.
Nelle sue ultime volontà, infatti, l'artista aveva espresso il desiderio che le sue opere non fossero esposte per almeno 20 anni. "Ci troviamo di fronte a un'artista che è passata inosservata ai suoi tempi - spiega Ignacio Galán, presidente di Iberdrola che ha patrocinato la mostra - non per mancanza di successo, ma per la convinzione che il pubblico non fosse pronto a comprendere le sue creazioni". "Af Klint - prosegue Ignacio Galán - svela un linguaggio innovativo, ricco di figure geometriche, forme organiche, segni e simboli presi da svariate fonti, immagini nuove e insolite, un universo a sé stante, con codici la cui interpretazione è stata resa finalmente possibile". In mostra, divisi in 8 sale, il percorso completo della carriera dell'artista, che comprende i primi lavori di tematica tradizionale, i disegni automatici e le sue serie più rilevanti, come 'Parsifal', 'Dipinti per il tempio' - 193 tra tele e disegni che esplorano ciò che a semplice vista rimane nascosto - e la serie dedicata all'atomo, fino alle ultime opere geometriche e agli acquerelli quando, influenzata da Steiner, inizia a dipingere le forze spirituali della natura.
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