(di Elisabetta Stefanelli)
La pop art non solo come movimento ma
come concetto che non si ferma quindi ai meravigliosi anni
Sessanta, attraversa continenti e decenni e riguarda artisti che
vanno dal 1917 ad oggi: da Marcel Duchamp ad Ai Weiwei, da
Rosalyn Drexler a Richard Hamilton, da Jasper Johns a Jeff
Koons, da Roy Lichtenstein a Marisol, da Tomokazu Matsuyama a
Claes Oldenburg, da Eduardo Paolozzi a Robert Rauschenberg a
Andy Warhol. In tutto 35 artisti con 70 opere che dialogano con
Tom Wesselmann e le sue oltre 150 opere che attraversano tutti e
quattro i meravigliosi piani della Fondation Louis Vuitton di
Parigi. L'occasione è ''Pop Forever'', ovvero pop senza tempo,
duplice mostra che è allo stesso tempo una retrospettiva e una
mostra tematica. Dal 16 ottobre al 24 febbraio.
''La programmazione della Fondazione, così come quella della
sua collezione e della sua linea "Popist", come viene chiamata
in casa, termine elastico che evoca una sensibilità ed
un'estetica intese in una visione ampliata e aggiornata
del senso della Pop Art - da Andy Warhol a Roy Lichtenstein,
fino ad artisti più contemporanei'', scrive Suzanne Pagé nella
prefazione al catalogo. Qui c'è di fatto una rilettura della
storia della pop art, e si pone Wesselman e il suo realismo,
come figura chiave, perno che tra colori vivaci, gigantismo, uso
degli oggetti comuni, rilettura degli spazi ed uso della luce,
dialoga con le origini dadaiste e si proietta nel paradosso del
contemporaneo.
Nato nel 1931 e scomparso nel dicembre di 20 anni fa, Tom
Wesselmann ha iniziato a dipingere alla fine degli anni '50.
Sebbene ammirasse l'impatto visivo dei pittori astratti
americani, abbracciò il vocabolario iconografico del suo tempo,
incorporando pubblicità, cartelloni pubblicitari, immagini e
oggetti nel suo lavoro. Ha perseguito consapevolmente i generi
classici della pittura (natura morta, nudo, paesaggio) ampliando
al contempo gli orizzonti della sua arte, sia in termini di
soggetto che di tecnica. A metà tra pittura e scultura, le sue
opere incorporano anche elementi multimediali (luce, movimento,
suono, video). Quanto alle sue enormi e spettacolari Standing
Still Lifes, al crocevia tra pittura e installazione,
introducono un formato finora inedito.
Con opere che vanno dai primi collage di Wesselmann del 1959
alle sue nature morte in rilievo di grandi dimensioni, ai suoi
paesaggi - che si trovano ai margini dell'astrazione - e ai suoi
Sunset Nudes del 2004, la mostra si estenderà su tutti e quattro
i piani dell'edificio della Fondation.
La mostra, che sarà collegata cronologicamente alle opere e ai
temi di Wesselmann, utilizzerà il lavoro dell'artista come punto
di partenza per sviluppare una presentazione più generale della
Pop Art. I suoi Great American Nudes saranno in dialogo con le
icone americane dei suoi contemporanei (Evelyne Axell, Jasper
Johns, Roy Lichtenstein, Marisol, Marjorie Strider, Andy
Warhol). Le radici dadaiste della Pop Art (Marcel Duchamp, Kurt
Schwitters) saranno i precursori dei suoi grandi collage. Le sue
rappresentazioni dei beni di consumo prefigurano le
rappresentazioni delle merci nell'era della globalizzazione di
Jeff Koons o Ai Weiwei. Infine, i suoi nudi e le scene intime
domestiche saranno rispecchiati da nuovi lavori di una nuova
generazione, alcuni dei quali (Derrick Adams, Tomokazu
Matsuyama, Mickalene Thomas) sono stati creati appositamente per
la mostra.
La mostra è sostenuta dalla Tom Wesselmann Estate e presenta
prestiti da istituzioni internazionali e collezioni private.
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