Sarà portato all'attenzione del G7
dell'Agricoltura, in corso a Ortigia, il documento finale della
"First International Conference on Buffalo Mozzarella and Milk
Products", svoltasi ieri e oggi a Napoli alla sala congressi
dell'Università Federico II. Il documento, condiviso dai
rappresentanti delle principali organizzazioni mondiali del
settore lattiero-caseario, arrivati al congresso da Europa, Usa,
Brasile, India e Nuova Zelanda, richiama la necessità di dire
basta ad attacchi indiscriminati e fake news sulle produzioni
agroalimentari, anche di eccellenza, rilancia inoltre il "No" ai
cibi artificiali o a base cellulare fatti in laboratorio, e
invoca un "Sì" invece a una maggiore trasparenza in etichetta a
tutela del consumatore, con l'indicazione obbligatoria per
riconoscere i prodotti a base vegetale e utilizzare
correttamente i termini "latte" e "formaggio"; tema quest'ultimo
su cui è necessaria una regolamentazione unificata a livello
mondiale, unita all'impegno per comunicare i benefici derivanti
dai comparti agroalimentari. E' una vera e propria "road map"
per il futuro del settore lattiero-caseario quella tracciata
dalla due giorni congressuale su iniziativa del Consorzio di
tutela della mozzarella di bufala campana Dop e dell'università
"Federico II" di Napoli". Duecento partecipanti hanno affollato
l'evento, decretando così il successo della prima iniziativa del
genere.
Nella due giorni si è partiti dall'analisi delle priorità della
filiera della mozzarella di bufala campana Dop, e si è giunti a
conclusioni che ampliano orizzonte e raggio d'azione del
comparto.
"I sistemi agroalimentari e in particolare il settore zootecnico
- sottolineano i promotori nel documento finale - sono additati
come responsabili di inquinamento e sofferenze per gli animali.
Questa critica indistinta guarda ad agricolture profondamente
diverse da quella italiana ed europea, dove il contributo alle
emissioni è tra i più bassi al mondo e il livello di benessere
animale senza dubbio il più elevato". Nel mirino anche i cibi
artificiali: "Questa distorsione della realtà - proseguono -
anziché puntare ad esportare le regole e le buone pratiche
europee nel resto del mondo, apre la strada ai promotori dei
cibi in laboratorio, che viene presentata come la strada per
nutrire il mondo senza inquinare. In realtà la prospettiva dei
cibi artificiali e in particolare dei prodotti artificiali di
carne cresciuta in vitro non solo ha un impatto ambientale
spesso stimato come superiore a quello degli allevamenti, ma
anche un riverbero sociale negativo in quanto consegnerebbe la
produzione di cibo nelle mani di pochi possessori di risorse e
tecnologie. Inoltre, le preoccupazioni sanitarie rispetto ai
rischi che la produzione di cibo artificiale su larga scala
presenta (e che fino ad oggi ne hanno impedito
l'industrializzazione anche laddove sono arrivate delle
approvazioni), rendono i cibi artificiali meno sicuri, non fosse
altro perché il genere umano è abituato da millenni a diete
derivate da prodotti della natura e della campagna".
Il documento mette infine l'accento sulla richiesta di maggiore
trasparenza verso il consumatore, che si estende oltre la
questione dei cibi artificiali e coinvolge tutti i prodotti che
tentano di imitare quelli zootecnici, "in particolare, l'uso
della denominazione latte per le bevande a base vegetale stride
con questo bisogno di chiarezza", si sottolinea ancora nel
documento.
Il congresso internazionale è il preludio del "World Buffalo
Congress", il congresso mondiale sulla bufala, che l'Italia
tornerà ad ospitare nel 2026 proprio a Napoli. Un'altra
testimonianza della valenza internazionale che ha oggi la
filiera della mozzarella di bufala campana Dop.
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