Parola d'ordine, lotta all'Italian
Sounding. "Da 25 anni importiamo prodotti da piccoli produttori
italiani, anzi da una trentina di fantastici produttori che
nelle loro attività non pensano a scorciatoie, pagano i
dipendenti e rispettano il made in Italy. La nostra missione,
alla quale vorremmo che si unissero in tanti, è quella di
rendere felici i nostri clienti americani e nello stesso tempo
essere baluardo italiano in Usa portando al tempo stesso
benefici al territorio italiano".
A parlare è Beatrice Ughi, fondatrice e motore di Gustiamo,
attività operativa nel Bronx da 25 anni, che si prepara a
un'altra edizione del Summer Fancy Food Show (stand 3150), il
più grande evento commerciale del Nord America dedicato alle
specialità alimentari in programma al Javits Center della Grande
Mela, dal 23 al 25 giugno.
Per 'coltivare' l'italianità "supportiamo anche i figli degli
imprenditori che seguiamo per farli venire a New York e per far
capire loro il lavoro dei genitori". "La nostra reputazione -
racconta all'ANSA - si è rafforzata. Siamo indipendenti e i
nostri clienti amano veramente i prodotti che promuoviamo".
Beatrice Ughi, insignita lo scorso anno del riconoscimento di
Cavaliere della Rpubblica italiana, faceva revisione di
bilancio, poi l'azienda le offrì la sede di New York e, dopo 10
anni, "mi è capitata per caso questa opportunità di lavorare con
il food". Al progetto Gustiamo lavorano in 12, molti vengono da
Scienze Gastronomiche di Pollenzo, 4-5 sono ragazzi magazzinieri
provenienti dal Bronx. Al Fancy, il progetto Gustiamo porta tre
produttori italiani: Marco Colzani, guru del cioccolato e dei
nettari di frutta; Tuccio Testa, paladino del tonno rosso di
Sicilia; Filippo Drago, mugnaio rivoluzionario dei grani antichi
siciliani. Tre ospiti d'eccezione che prenderanno parte al
Summer Open Warehouse Pizza Party che Gustiamo organizza oggi al
suo magazzino al 1715 West Farms Rd, Bronx (NY).
E sui prodotti che richiamano la bandiera tricolore,
questione su cui ha iniziato a parlare lo chef torinese Davide
Scabin: "Sono contraria - dice Ughi - ma non è un no tout court,
non so se sia buona o meno, ma tocca un tasto che non è
l'aspetto identitario che invece vogliamo dare e diffondere con
la nostra attività quotidiana di collegamento tra l'America, New
York, e i produttori italiani".
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