Contrastare la pesca a strascico
che distrugge la fauna e la flora dei fondali: è l'obiettivo di
un progetto realizzato dal consorzio di Torre Guaceto, la
riserva che si trova nel nord Brindisino, finanziato dalla Blue
Marine Foundation. Il sistema funziona con impianti di cemento
brevettato, che quindi non rilascia sostanze in mare, dotati di
grossi ganci ideati ad hoc per lacerare le reti che vengono
usate dai pescatori di frodo per rastrellare i fondali. In
questo modo si protegge la fauna marina e gli habitat dell'area
protetta. La pesca a strascico, spiegano dal consorzio, è una
"pratica di prelievo con il più alto impatto ambientale
possibile", ed è vietata "in tutte le aree marine protette
italiane ed è consentita all'esterno di esse solo ad una
profondità superiore ai 50 metri, in ragione della tutela dei
fondali".
"Abbiamo trovato segni di pesca a strascico nell'area del
coralligeno, l'habitat marino che insieme al posidonieto è il
più importante dell'area protetta. Qui -ha spiegato il direttore
del consorzio di gestione di Torre Guaceto, Alessandro
Ciccolella - vivono organismi animali estremamente fragili e
che hanno una crescita lenta, quindi facili da distruggere e
difficilmente ripristinabili". "La pesca a strascico 'ara' i
fondali, catturando - aggiunge - ogni tipo di animale marino,
non solo pesci di ogni specie e taglia, spesso ancora molto
piccoli, ma anche gli organismi che compongono il nostro
coralligeno, la versione mediterranea della barriera corallina,
l'habitat presente con il più alto livello di biodiversità".
"Siamo entusiasti - ha riferito Giulia Bernardi, responsabile
dei progetti in Italia di Blue Marine Foundation - di aver
portato avanti la collaborazione con il Consorzio di Gestione di
Torre Guaceto per disincentivare l'attività illegale di
strascico in una zona protetta e ricca di biodiversità".
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