Le donne costituiscono meno di un
terzo dei lavoratori nella pesca nel Mediterraneo e nel Mar
Nero. E' quanto emerge dal nuovo studio "Donne nella pesca nella
regione del Mediterraneo e del Mar Nero: ruoli, sfide e
opportunità", pubblicato dalla Commissione Generale sulla Pesca
nel Mediterraneo (Gfcm), organizzazione internazionale del Fao,
che comprende 23 Paesi dell'area Med.
I dati confermano che questi settori ancora hanno una stima
bassa sul contributo che le donne possono dare alle comunità
economiche della pesca. Lo studio punta a dirigere il settore
verso una equità sessuale nella pesca, aprendo un dibattito sul
tema. La piena integrazione delle competenze femminili porta a
un miglioramento delle loro vite nelle zone costiere. Le donne
danno anche un contributo al settore ad esempio lavando le reti,
fattori che però non vengono compresi nelle statistiche di
lavoro nella pesca, rendendo il loro contributo invisibile, ma
l'obiettivo dei ricercatori è di vederle perfettamente integrate
nella rete. "Per trovare problemi nel settore bisogna integrare
le donne e gli uomini, perché hanno delle conoscenze differenti
che possono unirli perfettamente nel lavoro", spiega uno degli
esperti.
Il volume parte dallo studio delle capacità delle donne nel
Mediterraneo con interviste a lavoratori di cinque diversi
Paesi, da pescatori a manager del settore, a ricercatori che
hanno parlato delle loro esperienze lavorative, aprendo strade
di indagini dei ricercatori che hanno trovato i necessari passi
da compiere sul miglioramento necessario delle condizioni di
lavoro delle donne nella pesca, che rende anche più sostenibile
la prosperità sociale ed economica delle comunità di pescatori.
Le donne hanno il 38% nei posti di lavoro del post raccolto del
pesce catturato, mentre nei settori della pesca vera prendono il
16% dei posti nella preparazione e il 10% negli atti della
pesca. Gli studio della Gfcm partono dal cancellare i pregiudizi
che ci sono sulle donne nel settore da parte degli uomini,
aiutando anche l'organizzazione di associazioni per aiutarle
nell'entrare in programmi di uso dell'attrezzatura. "Serve
ancora del tempo - spiega una delle pescatrici del Mediterraneo
nello studio - alle nostre genti, alle nostre famiglie, per
capire la natura del nostro lavoro e i rischi e le difficoltà
che affrontiamo. C'è un bisogno di consapevolezza che deve
aumentare. Noi siamo molto appassionate del nostro lavoro,
vogliamo continuare i progressi sul campo e raggiungere una
stabiità lavorativa per poter affermare i nostri diritti di far
parte del settore".
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