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Accenture a Davos, un'alleanza europea per la sfida all'intelligenza artificiale

Accenture a Davos, un'alleanza europea per la sfida all'intelligenza artificiale

Macchi: "serve gioco di squadra fra i Paesi e sostegno alle Pmi"

DAVOS, 22 gennaio 2025, 15:55

dell'inviato Domenico Conti

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Serve più formazione in Intelligenza Artificiale, cybersicurezza e digitale (fonte: Accenture) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Serve più formazione in Intelligenza Artificiale, cybersicurezza e digitale (fonte: Accenture) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un'alleanza per l'adozione dell'intelligenza artificiale fra le imprese del Continente. Nel nome del "gioco di squadra" fra Paesi membri che ha guidato esempi virtuosi di integrazione come nel caso di Airbus, e dovrà fare perno su investimenti, competenze, formazione, e sull'integrazione delle piccole e medie imprese nel processo di adozione dell'intelligenza artificiale generativa.

E' quello che serve all'Italia - e all'Europa - per agganciare subito il treno dell'intelligenza artificiale, un game changer che può rilanciare la competitività ma sul quale la velocità di adozione sarà fondamentale. A dirlo, in un'intervista all'ANSA a margine del Forum economico mondiale di Davos è Mauro Macchi, Ceo Europa, Medio Oriente e Africa e presidente per l'Italia di Accenture. "Penso che l'Italia - dice Macchi - possa giocare un ruolo ma deve trovare il modo di collaborare con gli altri quattro o cinque principali Paesi europei perché l'adozione dell'intelligenza artificiale è una sfida continentale". E sarà importante gestire l'integrazione dell'Ia in un tessuto produttivo dove prevalgono le piccole e medie imprese, come quello italiano. Ciò "rende più complessa l'adozione dell'Ia, bisogna essere bravi a costruire questo trasferimento tecnologico, ad esempio con consorzi che aiutino le filiere. Però ci sono aziende italiane che si stanno già distinguendo nell'uso e nell'implementazione" dell'Ia.

L'intelligenza artificiale generativa - spiega Macchi negli uffici di Accenture nella Promenade di Davos - "rappresenta anzitutto una grande opportunità per l'Europa", che è indietro e per la quale "l'avvento dell'Ia può consentire di colmare alcuni gap" come gli investimenti in ricerca e sviluppo. "Con grandi cambiamenti tecnologici come l'Ia generativa, la competitività dei Paesi e delle aziende tende a livellarsi. Aumentano le opportunità per colmare i gap".

Per l'Europa sarà una sfida che passa anzitutto per le competenze. L'intelligenza artificiale - spiega Macchi riferendosi alle esperienze di Accenture con le imprese che oggi punta a una collaborazione del personale con gli 'agenti digitali' - "avrà successo quando le persone e le aziende comprenderanno che c'è tema centrale di fiducia: l'intelligenza artificiale non toglie posti di lavoro ma rimpiazza delle attività" e ciò richiede una gestione manageriale del cambiamento, delle competenze, della cultura.

 Altro tema fondamentale che tira in ballo l'integrazione europea sono gli investimenti. Il rapporto Draghi, citando le necessità ingenti di fondi per stare al passo con gli sviluppi degli Usa sull'Ia, auspica la creazione di una Unione europea dei risparmi e degli investimenti. Un'idea "totalmente centrata" - spiega Macchi - "il tema dell'investimento è fondamentale" ma si possono trovare tante soluzioni. La cosa importante è "la volontà dei Paesi di evitare la concorrenza fra di loro. Oggi c'è una competizione che non giova all'interno dell'Europa. Invece bisogna trovare degli approcci federati dove valorizzare le best practice".

 Un esempio è quello di Airbus, un colosso europeo dell'aerospazio che compete alla pari con Boeing. Un problema è un tessuto spesso fatto di Pmi che hanno più difficoltà delle grandi imprese nell'integrare i processi dell'Ia nel loro Dna aziendale. O spesso condividono con altre imprese un "debito tecnologico" importante, che ancora non ha consentito di investire abbastanza in quello che Accenture chiama il 'digital core', nucleo digitale di un'azienda che consente di estrarre il massimo valore dall'Ia.

 La regolamentazione, infine, dove l'Europa è avanti rispetto agli Usa. Un elemento spesso considerato un 'tallone d'Achille' che frena l'innovazione, ma che i Paesi europei possono valorizzare: "l'aver messo dei paletti con l'Ai Act europeo" - spiega Macchi - "può rafforzare la fiducia nell'adozione dell'intelligenza artificiale" e sbloccare il potenziale dell'Europa, che "se si mette insieme ha capacità, competenze, cultura, approccio per essere molto competitiva". Ma "è essenziale bilanciare il rigore normativo con politiche di investimento che incentivino l'innovazione e la crescita".

   

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