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Nei Campi Flegrei più zolfo dal 2018, spia del magma in risalita

Nei Campi Flegrei più zolfo dal 2018, spia del magma in risalita

Ingv, è un segnale che non implica un'eruzione imminente

24 gennaio 2025, 16:54

di Benedetta Bianco

ANSACheck
La fumarola nella Bocca grande della solfatara a Pozzuoli (fonte: Bernard Blanc da Flickr CC BY-NC-SA 2.0) - RIPRODUZIONE RISERVATA

La fumarola nella Bocca grande della solfatara a Pozzuoli (fonte: Bernard Blanc da Flickr CC BY-NC-SA 2.0) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Nelle fumarole della solfatara dei Campi Flegrei è stato rilevato, a partire dalla fine del 2018, un aumento nelle concentrazioni di zolfo dovute ai gas prodotti dal magma in risalita nella crosta terrestre, tra i 9 e i 6 chilometri di profondità. Lo indica la ricerca condotta dall'Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e pubblicata sulla rivista Nature Geoscience. I risultati dello studio, al quale ha contribuito l'Università di Palermo, “non implicano un’eruzione vulcanica imminente”, rileva l'Ingv in un comunicato, “ma sottolineano l’importanza di un monitoraggio continuo dell’area”.

Gli autori della ricerca, guidati da Stefano Caliro, osservano che “un crescente rilascio di zolfo dalle fumarole è tipico dei vulcani quiescenti che attraversano una fase di possibile e graduale riattivazione”.

La ricerca si è basata sulla raccolta sistematica di campioni e su analisi chimiche dei gas emessi dalle fumarole. I dati indicano che il crescente contenuto di zolfo si deve alla risalita del magma, che riscalda il sistema idrotermale superficiale e libera questo elemento intrappolato nei minerali. Il meccanismo, inoltre, è una delle cause della sismicità osservata nei Campi Flegrei negli ultimi anni. “Il crescente contributo magmatico nei gas – dice Giovanni Chiodini dell’Ingv di Bologna, tra gli autori dello studio – suggerisce un'importante evoluzione nella dinamica del sistema vulcanico flegreo dal 2018”.

Si aggiunge, dunque, un ulteriore tassello alla comprensione di questa zona, che contribuirà alla gestione consapevole di uno dei sistemi vulcanici più complessi al mondo. “In questo e in altri studi in corso sulla caldera dei Campi Flegrei emerge la fondamentale importanza del monitoraggio continuo della caldera sia nella porzione emersa, che sommersa”, aggiunge Mauro Di Vito direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv, tra i ricercatori che hanno partecipato all’analisi: “La combinazione di tutti i dati offrirà una visione sempre più accurata della possibile evoluzione del sistema”.

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