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Le immagini più nitide di un buco nero in azione

Le immagini più nitide di un buco nero in azione

Con un innovativo telescopio con due occhi da 8 metri

21 gennaio 2025, 17:13

di Leonardo De Cosmo

ANSACheck
La galassia a spirale NGC 1086 fotografata dal Very Large Telescope (fonte: ESO) - RIPRODUZIONE RISERVATA

La galassia a spirale NGC 1086 fotografata dal Very Large Telescope (fonte: ESO) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Scattate le più nitide immagini di un buco nero supermassiccio in azione: sono quelle del buco nero che si trova al centro della galassia NGC 1068 e a realizzarle è stato il Large Binocular Telescope Interferometer, il grande telescopio con ‘due occhi’ da 8 metri di diametro che si trova in Arizona.

Le immagini realizzate dal gruppo di ricerca coordinato da Jacob Isbell, dell’Università dell’Arizona, sono state pubblicate su Nature Astronomy. Al centro di tutte le galassie sono presenti enormi buchi neri con masse di milioni di volte il nostro Sole ma sono alcuni di essi sono attivi, ossia riescono a catturare materiali al loro interno emettendo così intense radiazioni che illuminano l’intero nucleo della galassia. Sono i cosiddetti Nuclei galattici attivi e ora l’innovativo telescopio binoculare ne ha fotografato uno con dettagli senza precedenti.

 

Immagine nell'ottico della galassia a spirale NGC 1068 (Messier 77), nel riquadro la spirale di polveri e gas vista dal telescopio Lbti spia dell'attività del buco nero (fonte: ESO / J. Isbell (UofA, MPIA) / MPIA)

 

Grazie alla sua architettura, due telescopi da 8,4 metri a poca distanza tra loro, è stato possibile osservare come il getto di energia prodotto dal buco nero spinga via le polveri presenti nella regione, proprio come una vela sospinta dal vento, dove il vento è in realtà la pressione prodotta dalle radiazioni. Per le loro caratteristiche i telescopi come il Large Binocular Telescope Interferometer erano usati principalmente per osservare oggetti più vicini, ad esempio per lo studio dei vulcani sulla superficie di Io, una delle lune di Giove, ed è la prima volta che invece lo si usa per studiare oggetti così lontani come una galassia. Il nuovo studio, spiegano gli autori segna un importante successo che dimostra come questa tipologia di osservazioni possa essere usata su qualsiasi oggetto astronomico. “Ora – ha detto Isbell – abbiamo iniziato a osservare i dischi attorno alle stelle o stelle molto grandi ed evolute, che hanno involucri polverosi attorno a loro”.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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