A regolare il ritmo del canto di alcuni uccelli sono due geni che controllano anche il linguaggio dell’uomo: a scoprirlo, analizzando i canti di oltre un centinaio di esemplari appartenenti a due specie di picchi sudafricani, è lo studio guidato da Matteo Sebastianelli, dell’Università svedese di Uppsala, pubblicato sulla rivista Nature Communications.
“C’è stata finora poca attenzione nello studio delle basi genetiche delle diversità comportamentali, un lavoro molto difficile in quanto non è facile distinguere tra apprendimento culturale e caratteristiche innate ma con i barbettini fronte rossa siamo riusciti a farlo”, ha detto Sebastianelli all’ANSA.
Analizzando il genoma di 135 esemplari, i ricercatori hanno scoperto che le differenze nel canto sono associate a due specifici geni, chiamati Neurexin-1 e Coenzyme Q8A e presenti anche negli esseri umani, nei quali sono coinvolti in alcuni disturbi del linguaggio.
E’ noto che nei passeriformi il canto viene appreso dai genitori, tanto che eventuali disturbi ambientali possono alterarne l’apprendimento, ma in altri casi, come nei barbettini fronte rossa (Pogoniulus) e fronte gialla diffusi in Sud Africa e analizzati nello studio, il canto è legato a un meccanismi innato. “Hanno un canto bidimensionale, piuttosto semplice, determinato solo dalla frequenza e dalla velocità delle note e non è appreso dai genitori”, ha osservato Sebastianelli.
Analizzando i canti delle due specie, i ricercatori hanno identificato delle differenze nel ritmo dei canti che probabilmente serve a porre una sorta di barriera tra le specie, limitando l’accoppiamento soprattutto nelle regioni dove condividono gli stessi habitat.
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