Il 2024 si è aperto
con Karima poi è stata la volta, tra gli altri, di Sergio
Rubini, Andrea Muzi, Giorgio Panariello e Marco Masini, del
compositore Marco Falagiani e del cantautore Aleandro Baldi.
L'ultimo spettacolo in ordine di tempo il 20 giugno: in concerto
un ensemble di archi con Benedetta Mignani, Andrea Sernesi,
Marco Fornaciari, Debora Giovanelli. L'ospedale Apuane di Massa,
in provincia di Massa Carrara, da anni ospita eventi per i suoi
pazienti oncologici grazie ai Donatori di musica, rete di
artisti, medici e volontari che realizzano stagioni di concerti
negli ospedali e che proprio qui è nata. Da un'idea di Gian
Andrea Lodovici, critico musicale e produttore discografico
scomparso nel 2008 a 47 anni, e di Maurizio Cantore l'allora
primario di oncologia a Carrara che lo ebbe in cura nei suoi
ultimi mesi di vita.
"Perché la Grande Musica diventi sempre più strumento di
aiuto importante alle cure mediche in ogni reparto di oncologia"
diceva Ludovici. Un'esperienza che si è poi diffusa in Italia,
coinvolgendo una ventina di ospedali per centinaia di
spettacoli, non solo musicali, e di incontri, con protagonisti
da Stefano Bollani a Renzo Arbore, da Elio e le Storie tese a
Benedetto Lupo e Dario Vergassola, da Gino Paoli ad Andrea
Bocelli, sempre per citarne solo alcuni.
Quest'anno Donatori di musica festeggia 15 anni dalla sua
costituzione, all'ospedale Apuane primario di oncologia è Andrea
Mambrini che con Cantore ha lavorato fin dal 2003 e ne ha
raccolto in Toscana il testimone anche per questa 'terapia'
musicale che ha un direttore artistico, il pianista Roberto
Prosseda, e si basa sul volontariato di tutti i suoi
protagonisti. "Tutto è iniziato con Cantore - spiega Mambrini -
che quando poi è tornato a Mantova, città di cui siamo entrambi
originari, ha portato avanti il progetto, diffusosi in più
strutture. Purtroppo a causa del Covid alcune esperienze non
sono più ripartite. Nel frattempo le iniziative si sono
allargate anche ad altri settori, non solo musicali, sempre per
trasmettere un messaggio di benessere e di speranza". E in
funzione terapeutica. "Lo stare insieme all'artista, in modo
molto più familiare e conviviale, aiuta - spiega Mambrini-:
basta partecipare a un evento, vedere i sorrisi dei pazienti per
comprenderlo. Ma ne abbiamo dimostrato l'impatto positivo anche
a livello scientifico con una ricerca di Ispro: lo studio ha
evidenziato che questi incontri aiutano a sopportare meglio i
trattamenti, riducono lo stato d'ansia, gli effetti collaterali
e il consumo dei farmaci per contrastarli. E fa bene anche a noi
sanitari e ai familiari: si vivono momenti piacevoli, più
sereni, si sta tutti meglio in questo clima di positività".
Ricordando Lodovici spiega: "Arrivò da noi pochi mesi prima di
morire: aveva perso l'interesse verso la vita. Ma quando gli fu
prospettata la possibilità di aiutarci a organizzare concerti di
musica classica in ospedale si riaccese. Organizzò la stagione e
riuscì ad assistervi. Quanto realizzato quella prima volta è
stato raccolto in un cd, intitolato 'Uno strumento per
l'oncologia'. Con il ricavato abbiamo comprato il primo
pianoforte: sta nella sala policonfessionale dove accogliamo gli
artisti e i nostri pazienti per gli spettacoli e abbattiamo le
barriere".
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