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Sidp, "Bene l'integrazione economica ma non scordiamo la prevenzione"

Sidp, "Bene l'integrazione economica ma non scordiamo la prevenzione"

Cairo, "lavorare oggi per avere meno malati fra 15-20 anni"

ROMA, 07 novembre 2024, 14:02

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Prevenzione e integrazione economica sono due argomenti cruciali per quanto riguarda i trattamenti odontoiatrici nel nostro Paese. L'integrazione economica è un aspetto virtuoso, proprio perché permette a persone che non hanno accesso al sistema sanitario nazionale, per caratteristiche socio-economiche, di poter avere delle cure di alto livello nel sistema privato. Quindi io vedo che questo possa essere in futuro un'opportunità eccellente". Così Francesco Cairo, Presidente della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (Sidp) e docente dell'Università di Firenze, a margine dell'incontro organizzato da Casagit Salute 'Un sistema sanitario più forte con i fondo sanitari integrativi'. "C'è un problema numerico, come sempre - continua- che se hai davanti una patologia con una prevalenza del 30% e quindi hai milioni di persone, poche università, poche strutture pubbliche nel nostro Paese non sono in grado di controbilanciare a questo tipo di problema. Quindi di fatto il nostro rimane un sistema sanitario numericamente in gran parte appaltato alle strutture private". La prevenzione primaria resta comunque per la Sidp uno strumento fondamentale. "Le patologie paradontali in Italia riguardano circa il 30-40% degli italiani, come nei grandi Paesi europei, ma a monte c'è un problema enorme che è la prevenzione primaria, lo strumento secondo me più cogente su cui insistere, cioè dobbiamo lavorare oggi per avere molti meno malati fra 15-20 anni. Credo che sia arrivato il momento di pensare, per esempio, a dei progetti educativi nelle scuole per insegnare ai ragazzini a prendersi cura di sé. Penso banalmente spazzolarsi i denti, perché questo probabilmente dimezzerebbe la quantità di patologie nel giro di 10-15 anni. Sempre molto banale, ma è il punto da cui partire". In tema di programmi di prevenzione secondaria poi aggiunge: "Sono molto buoni e riducono il rischio di ripresentazione della patologia e spesso appannaggio delle strutture private, anche se il sistema pubblico negli ultimi anni ha fatto molti passi avanti", conclude.
   

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