Ad un italiano adulto su due manca
almeno un dente naturale, il 24% non lo ha ancora ripristinato
con una protesi o impianto, percentuale che corrisponde ad
almeno 12 milioni di italiani. Sostituirli è importante, non
solo per motivi estetici, ma per preservare la salute degli
elementi dentali che restano.
Una ricerca realizzata da Key-Stone ha intervistato 3.000
adulti italiani, tra i 20 e i 79 anni. Più della metà del
campione intervistato (54%) ha dichiarato di avere uno o più
denti mancanti (in media quasi 7 denti mancanti a persona, senza
considerare i denti del giudizio). Il 5% del campione ha perduto
tutti i denti, dunque si trova in uno stato di edentulia, una
percentuale che inizia a crescere dopo i 40 anni ma che sfiora
il 20% negli over 74 ed è più frequente in chi ha un basso
livello di scolarizzazione.
Quanto alle cause di perdita dentaria, i motivi sono
diversi. "Innanzitutto - spiega Francesco Azzola, professore a
contratto in parodontologia all'Università degli studi di Milano
ed esperto della Sidp - la malattia parodontale, patologia
cronica che colpisce oltre la metà della popolazione adulta e
aumenta la prevalenza con l'aumento dell'età; altra causa è la
carie, che dopo l'infanzia torna a crescere nell'anziano per la
riduzione della salivazione, l'assunzione di farmaci e la
difficoltà a eseguire bene l'igiene orale. Altra causa sono le
cure pregresse, come otturazioni, ponti o corone, che, se non
effettuate in modo preciso, possono facilitare l'accumulo di
placca e quindi l'insorgenza di parodontite e carie. Ma anche lo
stile di vita pesa, ad esempio fumo e cattiva igiene orale
aggravano la situazione".
Quel che è certo è che, quando si perde un dente c'è un
effetto a catena: "il primo effetto è l'atrofia: le ossa
alveolari, che sostengono le radici dei denti, nel momento in
cui il dente cade tende a ridursi di volume, questa atrofia è
progressiva, quindi meglio intervenire subito perché mettere un
impianto a distanza di anni è più complicato. Alternative come
le protesi mobili accelerano l'atrofia a causa della pressione
che esercitano sui tessuti".
L'altro effetto negativo, se il dente caduto non viene
subito rimpiazzato, è la migrazione dei denti vicini. "Lo spazio
vuoto già dopo 3 mesi inizia a venir occupato da denti vicini,
che si inclinano cambiando di posizione rendendoli a volte meno
facili da pulire e rende eventuale ripristino più complesso".
Inoltre, aggiunge, "il dente non sostituito ha impatti estetici
non solo per il sorriso ma per tutto il volto, perché
contribuisce alla riduzione del tono di guance e labbra che non
hanno più sostegno strutturale e si modificano anche le
proporzioni del viso".
Rimettere un dente è utile a preservare gli altri anche per
un effetto indiretto: "andare da un dentista per mettere un
impianto significa anche iniziare a mettere più attenzione sulle
cause che hanno provocato la caduta ". Sostituire un ente
caduto, quindi, preserva la salute dei denti adiacenti e
l'evoluzione delle terapie permette oggi di ridurre l'invasività
degli interventi di impiantologia dentale. "Gli accessi
chirurgici sono sempre più ridotti, a volte addirittura senza
mettere punti, grazie a simulazioni virtuali a computer",
conclude Azzola.
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