Il glioblastoma è il tumore cerebrale più aggressivo con un tasso di sopravvivenza a lungo termine (superiore a10 anni) inferiore al 2%. Nonostante la ricerca, la prognosi rimane infausta, ma nuove prospettive possono arrivare dagli studi sui trattamenti immunoterapici personalizzati.
Proprio con l'obiettivo di comprendere meglio il ruolo dell'immunoterapia contro il cancro al cervello negli adulti e nei bambini, l'Istituto neurologico Carlo Besta partecipa al progetto di ricerca Gliomatch finanziato dalla comunità europea.
Si tratta del più grande consorzio di ricerca sui pazienti con glioblastoma e gliomi di alto grado pediatrici formato da 8 centri clinici Ue coordinati dalla KU Leuven e dal Laboratorio Medicina di Precisione del Cancro.
Scopo del programma è individuare in quale tipo di paziente l'immunoterapia può essere utile. L'identificazione di questi pazienti però risulta difficile, poiché mancano ancora in gran parte i biomarcatori, cioè indicatori misurabili, come molecole o modificazioni nell'espressione di geni che possono rilevare informazioni sulla presenza del tumore. Oggi quasi il 20% di questi pazienti può beneficiare di un trattamento personalizzato in base alle caratteristiche del proprio tumore. Ma in assenza di biomarcatori adeguati, molti ricevono immunoterapie non ottimali. Gliomatch vuole cambiare questa situazione analizzando, mediante una piattaforma appositamente costruita, i dati clinici molecolari e radiologici di pazienti già trattati in passato con l'immunoterapia. Verrà analizzata la più ampia coorte di pazienti affetti da gliomi di alto grado trattati con immunoterapia (circa 300) e si sfrutterà la potenza dei dati integrando mappe tissutali multistrato a risoluzione spaziale con immagini di risonanza magnetica, creando un hub all'avanguardia. In questo modo i medici riusciranno a classificare gli individui in base alle caratteristiche del loro sistema immunitario e interpretare l'efficacia del trattamento con una precisione senza precedenti. "La condivisione di dati è fondamentale per riscrivere il futuro di questi pazienti - spiega Marica Eoli, responsabile Neuroncologia Sperimentale del Besta -. Il progetto prevede anche l'avvio di una sperimentazione clinica che implica la somministrazione della tossina tetanica associata alla vaccinazione con cellule dendritiche sensibilizzate verso il tumore del paziente stesso.
Solo unendo le forze potremo migliorare le cure".
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