Nei pazienti con diabete di tipo 2,
un farmaco antidiabetico già in uso (dapaglifozin) esercita un
effetto protettivo sui reni, riducendo il danno, salvaguardando
la capacità dell'organo di filtrare e ritardando o scongiurando
la perdita di funzionalità renale che rende necessaria la
dialisi o il trapianto. È quanto emerge da uno studio italiano
pubblicato su The Lancet Regional Health Europe.
La ricerca, promossa dalla Società Italiana di Diabetologia
(Sid) e dal Centro Studi della Sid, è stata condotta in oltre 50
centri i italiani di diabetologia coinvolgendo 12mila pazienti
con diabete di tipo 2.
Nel dettaglio, lo studio, denominato DARWIN-Renal
(DApagliflozin Real World evideNce-Renal), ha mostrato che,
rispetto ad altri farmaci utilizzati per il trattamento del
diabete di tipo 2, dapagliflozin ha una maggiore e più rapida
efficacia nel rallentare il declino dell'eGFR (indicatore della
capacità filtrante renale) e nel ridurre l'aumento
dell'albuminuria (che indica danno renale). Inoltre,
dapagliflozin ha dimostrato di ridurre del 24% il rischio
relativo di nuova insorgenza di malattia renale cronica e del
31% il rischio della perdita di funzionalità renale rispetto
alle altre classi di farmaci per il diabete.
"Lo studio conferma la significativa efficacia di
dapagliflozin nella protezione renale, evidenziando il suo
potenziale impatto sulla riduzione dell'insorgenza della
malattia renale cronica", sottolinea il presidente Sid Angelo
Avogaro. "Questo studio si aggiunge alle evidenze già esistenti
e supporta ulteriormente l'efficacia di dapagliflozin nel
prevenire l'insorgenza ed il peggioramento della malattia renale
cronica nelle persone con diabete tipo 2 anche a basso rischio
renale rispetto all'uso di altri farmaci, dimostrando una
protezione renale senza precedenti".
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