Rimossi gli ultimi 'ostacoli' - anche
nella maggioranza - la riforma del codice stradale si avvia
verso l'ultimo round al Senato: martedì in commissione Ambiente
e in Aula verso metà novembre. Il gruppo di Forza Italia,
infatti, ha ritirato gran parte degli emendamenti proposti al
disegno di legge, su cui spinge da tempo Matteo Salvini da
leghista e ministro dei Trasporti. Perciò martedì il testo
potrebbe essere approvato dalla commissione senza modifiche che
costringano a un ulteriore passaggio alla Camera, allungando i
tempi. A quel punto perché diventi legge, manca solo il voto in
Aula, previsto indicativamente dal 19 novembre.
Il primo ok alla Camera risale a marzo. Ad aprile il
disegno di legge passa al Senato ma l'iter viene rallentato
dalla pioggia di emendamenti proposti. Complessivamente 449, di
cui oltre 360 dalle opposizioni, 60 di FI e 11 di Fratelli
d'Italia. Nessuno dalla Lega. Ma proprio il puntiglio dei
forzisti su alcune questioni - complice il fatto che non è un
decreto in scadenza - ha avviato un braccio di ferro più o meno
diretto con la Lega, durato settimane. Tra le richieste di FI:
l'obbligo del casco per i maggiorenni che noleggiano monopattini
con una velocità massima bloccata a 20 km orari, l'obbligo del
casco per i minori che vanno in bici per strada e un 'patentino'
sulle principali regole stradali destinato a chiunque usi bici e
monopattini. Finché si è trovato l'accordo che ha sbloccato lo
stallo: FI ha ritirato gran parte degli emendamenti trasformando
gli altri in ordini del giorno vincolanti, cioè che dovranno
trovare attuazione nei decreti che seguiranno il ddl delega.
Mediazione raggiunta pure con le opposizioni, per il ritiro
delle loro modifiche.
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