La seconda parte della quarta stagione di “Emily in Paris” debutta il 12 settembre su Netflix. L’iconica protagonista, Emily Cooper, interpretata da Lily Collins abbandona temporaneamente le strade di Parigi per esplorare la bellezza senza tempo di Roma in compagnia, tra i vari personaggi, dell’affascinante Eugenio Franceschini (che interpreterà Marcello) e della new entry Raoul Bova.
Nel corso della stagione, Emily si destreggia tra avventure romantiche, lavorative e, naturalmente, fashion. Con l'arrivo di Emily a Roma, Babbel, presenta un curioso glossario dedicato alla moda da approfondire anche con la lezione "Parlare di vestiti e colori".
I segreti dietro i capi protagonisti della serie
La costume designer Marylin Fitoussi ha realizzato tutti gli outfit della serie con un occhio attento all’evoluzione dei personaggi, che passa anche dai vestiti e dagli accessori che scelgono. Essere estremamente “overdressed”, ricreare un “French style” elegante e sperimentare fantasie per andare contro le “fashion rules”: la moda nella serie è una questione di abbinamenti audaci, di scelte originali e di una profonda conoscenza delle origini e dell’impatto culturale e linguistico dei capi selezionati.
1. Gonna a ruota: un indumento che ricorre nella nuova stagione è la gonna a ruota; nota anche come "circle skirt" o "gonna a cerchio", è un capo iconico della moda femminile del secondo dopoguerra. Caratterizzato da un taglio circolare, crea una forma ampia e voluminosa quando indossata ed è realizzata solitamente in tessuti leggeri come il cotone. Divenne popolare negli anni '50 grazie anche al "New Look" introdotto da Christian Dior nel 1947, in totale contrapposizione alle linee più sobrie della moda della Seconda Guerra Mondiale.
2. Basco: questo copricapo circolare e piatto viene spesso associato alla moda francese ma prende il nome dalla regione spagnola dei Paesi Baschi, dove veniva indossato dai pastori per proteggersi dal freddo e dalla pioggia durante il lavoro in montagna. Si tratta di un accessorio versatile che ha una lunga storia nella moda e che Emily ama indossare, optando anche per colori sgargianti o in fantasia.
3. Foulard: un accessorio immancabile nei look ricercati di Emily è il foulard, un pezzo di stoffa, solitamente di seta, cotone, lana o sintetico, che può essere indossato in vari modi: intorno al collo, sulla testa, come cintura o accessorio per la borsa. Si tratta di una parola francese che ha origini nel termine provenzale "foulat" (che indica una sciarpa di seta o un tessuto leggero), il quale a sua volta proviene dal verbo francese "fouler" che significa "pressare" o "pigiare" riferendosi al processo di lavorazione della seta per renderla liscia e morbida.
4. Quadretti Vichy: tornata protagonista durante l’estate e presente nel guardaroba di Emily, la fantasia Vichy - nota anche come "gingham" in inglese - è caratterizzata da un motivo a quadretti regolari, tipicamente di due colori contrastanti come bianco e nero, bianco e rosso o bianco e blu. Questo tessuto, che prende il nome dalla città francese di Vichy dove divenne popolare nel XIX secolo, è stato nel tempo reinterpretato dagli stilisti e dalle case di moda, assumendo anche un’allure romantico e giocoso.
5. Hot-pants: gli "hot-pants" sono pantaloncini estremamente corti e aderenti, che lasciano gran parte delle gambe scoperte. Il termine è stato coniato dalla rivista di moda statunitense “Women's Wear Daily” nel 1970, utilizzando la parola "hot" per enfatizzare la natura provocante e sensuale di questo capo d'abbigliamento che divenne molto popolare in quel decennio. Numerose lingue come, per esempio, il francese e il tedesco, mantengono il termine inglese mentre in italiano questo capo è spesso descritto con espressioni più generiche come "pantaloncini corti" o "shorts".
6. Polo: con questo termine si indica una maglietta a maniche corte con colletto e abbottonatura parziale, spesso dotata di una tasca sul petto. Il nome deriva dal gioco omonimo, uno sport di origine persiana che divenne popolare nel Regno Unito durante il periodo coloniale, “importato” dall’India. Il nome "polo" proviene probabilmente dal termine "pulu", utilizzato per riferirsi alla palla usata nel gioco. Sebbene la maglietta prenda il nome da questo sport, fu poi il tennista francese René Lacoste negli anni '20 a creare quella che è conosciuta oggi come "polo": egli introdusse questa maglietta come un'alternativa più confortevole alla camicia formale per il tennis, in grado di combinare praticità ed eleganza; da allora, la "polo" è diventata un capo essenziale nel guardaroba casual e formale, mantenendo il nome originario in italiano, inglese, francese e tedesco.
7. Pantaloni Palazzo: i "pantaloni palazzo", caratterizzati da una gamba ampia e svasata che si allarga dalla vita fino all'orlo in basso, raggiunsero per la prima volta la popolarità nel corso degli anni '70, diventando rapidamente un elemento centrale delle collezioni di moda dell'epoca. "Palazzo" non si riferisce alla verticalità o alla svasatura dei pantaloni, ma ha origine in un’espressione coniata nel 1960 da Diana Vreeland, all’epoca direttrice di Vogue America, che utilizzò il termine "palazzo" per definire i completi da sera creati dalla stilista italiana Irene Galitzine. Galatzine conquistò la fama internazionale negli anni ‘60 con l'invenzione dei "palazzo pyjamas", un capo rivoluzionario che combinava l'eleganza di un abito con il comfort di un pigiama; questi outfit, composti da pantaloni abbinati a top lunghi e riccamente decorati, erano indossati nei sontuosi palazzi nobiliari italiani durante ricevimenti mondani. Il termine "palazzo" fu così associato alla raffinatezza degli ambienti in cui questi capi venivano originariamente sfoggiati. Interessante sottolineare che sia in inglese sia in francese si mantiene il riferimento alla cultura italiana (rispettivamente “palazzo pants” e “pantalons palazzo”).
Riproduzione riservata © Copyright ANSA