Dopo il successo della prima giornata
del Festival del Management, si sta svolgendo a Milano,
all'Università Bocconi, che ha registrato oltre 2000 presenze
con tantissimi giovani che hanno seguito tavole rotonde, talk e
laboratori interattivi e incontri agli open dot sui temi di
attualità, stamattina si è discusso anche di "Innovazione e
Management degli Uffici Giudiziari" . La tavola rotonda è stata
coordinata da Giovanni Canzio, Presidente Emerito della Corte di
Cassazione e Roberto Vona, hanno partecipato Giuseppe Ondei
(Presidente, Corte di Appello di Milano), Marco Maria Alma
(Direttivo, Scuola Superiore Magistratura), Pierluigi Picardi
(Presidente Tribunale, Napoli Nord), Antonio D'Amato
(Consigliere togato uscente, CSM), Davide Galli (Direttore
Generale, Unità di missione attuazione interventi PNRR,
Ministero della Giustizia) e Innovazione e Management della
sicurezza del lavoro (Coordinano Claudio Baccarani, Luigi
Golzio, Federico Brunetti e Alessandra Mazzei in partnership con
Aidea), Luigi Caroppo (già Dirigente stabilimento BTicino di
Torre del Greco, Maestro del Lavoro, Console della Campania),
Luigi De Santis (Organization & HRIS Manager, Angelini
Farmaceutica), Giuseppe Bigonzi (Environment, Health & Safety
Director, Angelini Farmaceutica), Simona Bargiacchi (Internal
Communication, Cromology), Emanuela Diana (Safety Manager,
Cromology).
Innovazione e immissione della cultura e dei valori del
management per migliorare il servizio giustizia a favore dei
cittadini. Dunque come inserire e valorizzare la cultura
manageriale negli uffici giudiziari. Questo il tema della tavola
rotonda che si è svolta nell'ambito del primo Festival del
Management svoltosi a Milano presso la Bocconi.
In apertura dei lavori, il presidente emerito della Corte di
Cassazione, Giovanni Canzio, ha sottolineato che "sotto il
profilo giudiziario l'Italia è un Paese a macchia di leopardo.
Pretendere l'autonomia della magistratura svincolata dalla
professionalità e dello Stato di diritto non funziona. Il
concetto che deve diventare predominante è quello della
responsabilità". A giudizio di Canzio"la formazione dei
magistrati, anche sotto il profilo manageriale, deve essere
continua, non a spot. La transizione non è un punto, bensì una
linea. Il Pnrr definisce un punto di partenza, poi occorre
lavorare per arrivare al traguardo. Anche coinvolgendo
l'avvocatura".
Successivamente il professor Davide Galli, direttore dell'unità
di missione per l'attuazione del Pnrr, ha spiegato che è in atto
"un investimento nel capitale umano con persone a tempo
determinato che producano innovazioni capaci di reggere anche
quando concluderanno il loro rapporto di lavoro". Galli ha
ricordato che nel Pnrr sono previsti 2 miliardi e 268 milioni di
stanziamenti complessivi per assumere 8250 persone nell'ufficio
per il processo. "La tabella di marcia prevede la riduzione
dell'arretrato civile del 65 per cento (dicembre 2024) e 90 per
cento in tribunale; del 55 per cento (dicembre 24) e 90 per
cento (giugno) 2026 in Corte d'appello". Insomma l'obiettivo è
prendere il meglio professionale dalla società, metterlo a
lavorare per lo Stato e produrre risultati che poi rimangono
anche quando il contratto è finito.
Giuseppe Ondei, presidente Corte d'appello di Milano, ha
spiegato che lo sforzo è "organizzare al meglio le poche risorse
disponibili". Per questo il capo ufficio della Procura deve
assumere una concezione manageriale al fine di formare anche gli
organizzatori degli uffici e favorire "i flussi di lavoro e
l'efficienza organizzazione senza per questo confondere
l'ufficio giudiziario con un'azienda. Non bastano buoni
magistrati per far funzionare la giustizia, serve anche
organizzazione e cultura manageriale. L'organizzazione ha valore
se produce risultati".
Pierluigi Picardi si è soffermato sulla scarsità di risorse
ricordando che il tribunale di Napoli nord che presiede, "non ha
vere e proprie aule penali e deve gestire un milione di
abitanti. Marano è il Comune più sciolto per mafia di Italia.
C'è
un magistrato ogni 11.500 abitanti. La cultura del management
deve mirare all'organizzazione delle risorse a disposizione".
Infine Marco Maria Alma, direttore della scuola superiore della
magistratura ha paragonato la giustizia ad una nave: "C'è il
motore che sono i sistemi telematici, e carburante fornito dal
Ministero della giustizia. Ma il punto fondamentale è: come si
forma un capitano? La nave può essere efficientissima ma non
possiamo sottovalutare chi la deve guidare e come. Questo punto
è il Calimero, il punto nero della giustizia italiana. Poco si è
fatto nel passato ma poche sono anche le prospettive per il
futuro. L'unico intervento per favorire la cultura del
management degli uffici giudiziari sono dei "corsettini",
piccoli corsi di formazione dei dirigenti della durata di 4-5
giorni. Con le nuove norme la durata è stata ampliata a tre
settimane. Si sono fatte le norme senza assegnare adeguate
risorse, non solo umane".
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