"L'andamento dei post di indignazione
è sempre leggermente superiore a quelli di incitamento, volgari,
che propagano messaggi di violenza. E se ne distanziano
soprattutto nei punti di picco maggiore: cioè quando accade
qualcosa che richiama molto l'attenzione la distanza tra
indignazione e linguaggio violento aumenta sempre a favore
dell'indagnazione. Quindi abbiamo ritenuto importante studiare
cosa ci fosse dentro questa indignazione. E' molto importante
anche per capire come veicolare i messaggi nell'ambito di
comunicazione di massa o di campagne di promozione. Abbiamo
visto che all'interno dei messaggi di indignazione avevamo un
58% che esprimevano soprattutto rabbia, un 21% tristezza, 3%
sorpresa e soltanto l'1% che esprimeva paura. Quindi se dobbiamo
parlare a delle persone che usano i social, anche per
contrastare i messaggi di violenza, sappiamo che ci stiamo
rivolgendo a persone che sono soprattutto arrabbiate rispetto a
quello che succede e poco impaurite". Lo ha detto il direttore
centrale dell'Istat per le statistiche demografiche e il
censimento della popolazione Saverio Gazzelloni durante
l'audizione in Commissione parlamentare di inchiesta sui
femminicidi.
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