È un blackout comunicativo quello
che fa viaggiare su due rette parallele ospedali e servizi
sanitari territoriali. Specialisti ospedalieri e medici di
famiglia si consultano quando un paziente è ricoverato in appena
il 3% dei casi, mentre in un caso su due i pazienti arrivano in
reparto senza che si sappia nulla dei loro trascorsi in fatto di
salute perché il fascicolo sanitario elettronico non è mai
aggiornato. In media oltre tre ricoveri su 10 si sarebbero
potuti evitare con una migliore presa in carico dei pazienti da
parte dei servizi territoriali. Il che in numeri assoluti fa 230
mila ricoveri evitabili l'anno, pari a uno spreco di circa 690
milioni, calcolando che il costo medio di un ricovero è di circa
3mila euro. Mentre, a proposito di ricoveri impropri, sono in
media il 15% quelli di natura "sociale" più che sanitaria. Ossia
di pazienti che si sarebbero potuti curare anche a casa se
esistesse un servizio di assistenza domiciliare o una rete
familiare in grado di accudirli.
È questa la fotografia relativa alla Campania scattata in un
dossier realizzato da Fadoi, la Federazione dei medici
internisti ospedalieri, su un campione rappresentativo di
strutture regionali. In un ospedale su due oltre il 40% dei
ricoveri causato dalla mancata presa in carico del territorio. I
ricoveri "sociali" rappresentano il 10% del totale nel 48% delle
strutture interpellate mentre la quota supera il 20% nel 32%
degli ospedali e il 30% nel 14% degli stessi, per una media di
un ricovero su 7. Percentuale di ricoveri impropri che supera il
40% nel 48% dei nosocomi, mentre in altre realtà ospedaliere la
quota di ricoveri evitabili oscilla fra il 10 e il 30%. In media
oltre un ricovero su tre è improprio.
Variegate le azioni che a giudizio dei medici internisti
ospedalieri campani avrebbero potuto evitare ai pazienti di
soggiornare in reparto. Per il 33% servirebbe un maggior
rapporto tra ospedale e territorio, per un altro 36% una
maggiore offerta di assistenza domiciliare integrata, per il 19%
basterebbero le nuove case e ospedali di comunità e per il 12%
sarebbe necessaria una apertura più continuativa degli studi dei
medici di famiglia.
Per far interagire ospedale e territorio uno strumento
efficace sarebbe il Fascicolo sanitario elettronico, ma secondo
i dati raccolti da Fadoi i medici del territorio riescono ad
aggiornarlo con frequenza nel 2% dei casi, lo fanno raramente
nel 49% dei casi e addirittura mai in un altro 49%. Le stesse
alte percentuali si ritrovano quando si tratta di rilevare il
dialogo tra medici ospedalieri e territoriali. I primi nel 69%
dei casi si consultano solo raramente con i medici di famiglia e
gli specialisti ambulatoriali quando un paziente viene
ricoverato, mentre per il 28% il consulto non avviene proprio
mai. Si verifica invece abbastanza frequentemente appena nel 3%
dei casi.
Ora si profila la riforma della sanità territoriale, centrata
sui maxi ambulatori aperti sette giorni su sette, ossia case di
comunità e ospedali sempre di comunità che dovrebbero accudire i
pazienti che possono essere dimessi ma non sono in grado di
tornare a casa propria. Strutture che per il 44% dei medici
internisti non riusciranno ad evitare il ripetersi di ricoveri
ed accessi impropri ai pronto soccorso, mentre per il 20%
potranno influire positivamente ma a patto che la riforma venga
modificata.
Per il 38% degli internisti ospedalieri campani occorre prima
di tutto un provvedimento, ancora mancante, che fornisca
indicazioni precise su quali professionisti del territorio e con
quale modalità debbano lavorare nelle nuove strutture, mentre
per il 23% occorrono regole che disegnino il rapporto tra queste
strutture e l'ospedale. Per un altro 23% servono piattaforme
informatiche comuni tra ospedale e strutture del territorio,
perché anche qualora i medici schierati in quest'ultimo
aggiornassero il fascicolo sanitario elettronico, c'è da dire
che oggi in molti casi i sistemi informatici delle varie
strutture sanitarie, anche di una stessa regione, non comunicano
tra loro. Solo per il 16% servirebbero invece finanziamenti
specifici per il personale delle strutture territoriali.
Il dossier "mette in luce criticità che richiedono un'azione
immediata e coordinata per garantire un sistema sanitario più
integrato e meno dispendioso, che ponga al centro il benessere
del paziente e l'ottimizzazione delle risorse disponibili",
commenta la presidente della Fadoi Campania, Ada Maffettone.
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