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In evidenza
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In collaborazione con #Giffoni54
(dell'inviata Cinzia Conti)
Mentre si prepara alla
81/a mostra Internazionale d'arte cinematografica di Venezia
dove per la prima volta sarà nel concorso principale con il
nuovo film di Gianni Amelio, Campo di Battaglia, Alessandro
Borghi è l'osannato protagonista del festival di Giffoni. Che
gli fa un effetto un po' diverso del solito visto che da poco è
diventato papà.
"Devo dire - ammette - che certe cose le vedi in modo
diverso, cambiano di punti di vista e vedo le cose attraverso
gli occhi di mio figlio pensando a cosa mi chiederà, cosa gli
piacerà". E subito aggiunge: "Comunque ho già chiesto a quelli
del festival "quando lo posso mandare qui...".
Proprio di film di Venezia parla ai giovani in sala:
"L'ultimo in termini di tempo che ha veramente cambiato la mia
vita è Gianni Amelio, un uomo di 80 anni che ha la forza di un
barbaro di 20. Abbiamo fatto un film al freddo, -10 gradi in
mezzo alle montagne, e non è praticamente mai stato seduto. Mi
ha ricordato cosa vuol dire essere innamorati dell'idea di
raccontare una storia usando il cinema. È stato incredibile. Non
vedo l'ora di vedere altri 100 film di Gianni".
Su un futuro da regista parte con la battuta: "Ho pensato di
andare dietro la telecamera e poi di ritornare da davanti,
giusto per fare un giro. Scrivo molto e ogni tanto ci penso, ma
non so come fanno i miei colleghi a dirigere e a recitare
assieme e dovendo scegliere, sceglierei ancora di fare
l'attore".
Inevitabili le domande su Supersex, la serie Netflix
liberamente ispirata alla vita di Rocco Siffredi. "La sessualità
è uno dei temi che in questo paese non si sa bene come trattare,
era uno dei miei top e mi è piaciuto contribuire a
scardinarlo... Infatti a metà del pubblico è piaciuta tantissimo
e all'altra no..." Il sesso sembra sdoganato ora? "L'importante
è farci dei bei film sopra nei quali ci si riesca a riconoscere
avendo a che fare con quella tematica in maniera intima e magari
anche decostruendo dei preconcetti rispetto a un'educazione
figlia di un altro secolo". L'importante in questo campo è
sentirsi libero: "Da chi fa sesso a 15 anni a chi vuole rimanere
vergine fino a 25 - spiega - basta che siano felici e che
nessuno giudichi o vada a rompere all'altro. Già che non se ne
parli a scuola è assurdo. Io a mio figlio appena parla gli
insegno tutto, leviamoci il pensiero. Poi mi chiamerà la
maestra..." dice ridendo.
Gli piacerebbero storie che non ti aspetti. "Ci sono tutta
una serie di tematiche che considero la mia zona di confort e mi
piacererebbe uscire da lì" dice. E tra i temi che gli sembrano
più urgenti da scardinare in un prossimo futuro c'è quello dei
social media: "Io ho un pessimo rapporto con questo mondo e c'è
un tema come quello dell'ego e della costruzione di un alter ego
virtuale che io trovo davvero come uno dei grandi problemi
storici di quest'epoca e non riguarda solo i giovani. Vedo in
continuazione persone di fronte a me, diverse, molto e troppo
diverse da quello che propinano sui social: perché si sentono di
non essere abbastanza e perché vengono propinate sui social
delle figure che secondo loro sono migliori di loro. Infatti
sono abbastanza contento che ultimamente ci sia stata questa
sorta di "rivolta" verso alcune figure di influencer". Borghi
dice di trovare il meccanismo di sponsorizzare via social una
cosa o un'altra "stupido e superficiale". "Vorrei fare un film
in cui si va a scavare in quel fenomeno malato e nocivo, dove
c'è anche l'assoluta mancanza di controllo" spiega.
Sul cinema italiano di oggi va giù duro: "Ne parliamo da
tanto tempo, c'è un grandissimo problema distributivo e c'è un
problema su chi prende i soldi per fare i film. Spesso mi
chiedo: ma perché danno i soldi per fare un film oggettivamente
brutto e improponibile. Poi però magari va bene al box office...
Non c'è una ricetta. Però, certo, vedo finanziati film
inguardabili mentre restano senza fondi film di ragazzi
talentuosi che sono solo meno commerciali. Sicuramente c'è un
sistema che a che fare con tantissimi criteri che non hanno a
che fare con la bellezza". E rincara la dose: "Già se
riuscissimo a chiudere la storia del tax credit saremmo un passo
avanti, quest'anno non ha lavorato nessuno per questa storia.
Alla piattaforma dei David c'è da piangere: su 80 film ce ne
sono 65 che non li guarderebbe nemmeno mio figlio di un anno. Il
cinema è una cosa seria, c'è l'energia di tante persone e la
creatitivà non va sottovalutata".
Sui progetti futuri è blindatissimo, ma alla domanda se vuole
darsi alla musica scoppia a ridere e risponde: "Chissà! Forse
prima o poi farò un album da solista visto che suono male la
chitarra e canticchio. Non sono più giovane e devo cercare
continuamente modi per sorprendermi, questo potrebbe essere uno
di questi...". Ma che bambino e ragazzo è stato Borghi? "Ero
abbastanza furbo da non fare cose tali da finire nei guai,
sostanzialmente buono, mi sentivo male rispetto alle
ingiustizie, anche bullizzato finché non ho cominciato a menare,
cresciuto per strada con degli scapestrati a cui sono legato
ancora in maniera pura e viscerale, sono quelli che mi rendono
veramente felice a parte la mia compagna a e mio figlio
ovviamente. E sono anche i miei primi giudici, dei veri pezzi di
m... che mi dicono 'bravissimo' oppure 'hai fatto schifo' senza
filtri" conclude.
In collaborazione con #Giffoni54
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