La Guardia di Finanza di Caserta ha
smantellato un'associazione a delinquere specializzata nella
commercializzazione anche sui social, come instagram, di capi di
abbigliamento e scarpe di note griffe italiane e internazionali
contraffatti. Quindici le persone, quasi tutti italiani poco più
che ventenni residenti tra le province di Caserta e Napoli, cui
i finanzieri hanno notificato le misure cautelari emesse dal Gip
del tribunale di Napoli su richiesta della Direzione
Distrettuale Antimafia partenopea, che ha coordinato le
indagini.
In particolare cinque indagati sono finiti agli arresti
domiciliari, sette sono stati colpiti dall'obbligo di dimora e
tre dall'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Nei
confronti di alcuni indagati è stato poi effettuato anche un
sequestro preventivo finalizzato alla confisca pari a 2,9
milioni di euro, ritenuto il profitto del reato, a dimostrazione
dell'ampio giro di affari che aveva il gruppo. I reati
contestati sono l'associazione a delinquere finalizzata alla
contraffazione di marchi, all'introduzione nello Stato e al
commercio di prodotti con segni falsi e alla ricettazione.
Dagli accertamenti realizzati dai finanzieri della Compagnia
Pronto Impiego di Aversa, è emerso che il gruppo si sarebbe
approvvigionato di consistenti quantità delle merce
contraffatta, proveniente in particolare da Cina e Turchia;
merce che sarebbe poi stata stoccata in depositi e magazzini a
disposizione del gruppo e quindi venduta grazie anche a
tambureggianti campagne pubblicitarie pubblicità su Instagram,
dove il gruppo aveva varie pagine per promuovere i capi, che
ovviamente venivano venduti ad un prezzo sensibilmente inferiore
a quello praticato nei negozi. La difficoltà nel ricostruire il
traffico era dovuta alla circostanza che la merce venisse
inviata all'acquirente finale tramite corrieri e pacchi postali,
con pagamento in contanti alla consegna; e proprio l'uso del
denaro fresco ha reso complicato mettere insieme i vari pezzi
del puzzle. I finanzieri di Aversa hanno iniziato ad indagare
monitorando i social, e appunto le migliaia di pagine dove
vengono solitamente venduti capi di abbigliamento; si sono così
imbattuti nelle pagine gestite dal gruppo, che era molto attivo.
Tutti giovani gli indagati, la gran parte "millenials", e il più
anziano è un 40enne; molti sono incensurati, qualcuno ha
precedenti specifici proprio per contraffazione di marchi.
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