È andato alla giornalista Amalia De
Simone il Gran Prix dell'International Prison Movie Award
svoltosi ieri sera in Polonia. Presente alla cerimonia, che si è
svolta al Teatro della Filarmonica di Olzstyn, anche il
viceministro della Giustizia polacca, Maria Ejchart.
Il festival cinematografico, giunto alla sua 12esima
edizione, presenta film e documentari incentrati sul tema del
carcere, i cosiddetti prison movie. La giornalista napoletana si
è aggiudicata il prestigioso premio, assegnato "al miglior film
del Festival", con il documentario "La Madre" realizzato
interamente nella sua città.
"La Madre - ha spiegato l'autrice e regista - racconta storie
criminali e di salvezza che ruotano intorno ad un fazzoletto di
territorio del centro antico di Napoli, dove si sono affrontate
bande di camorra formate da ragazzini e dove per un periodo,
grazie alle attività promosse dal Museo Madre, sotto la
direzione di Laura Valente, quei ragazzini sono stati sottratti
alla strada. Così parliamo di ragazzini e delle madri che
possono diventare istigatrici del male o via di salvezza".
"Ringrazio questo evento, unico al mondo - ha proseguito la
reporter partenopea - perché permette di parlare di carcere e
ci permette di riflettere su chi sta dalla parte del torto
raccontando storie che altrimenti resterebbero ignorate".
Con la De Simone, a salire sul palco del teatro della
Filarmonica di Olzstyn, anche la giornalista Simona Petricciuolo
che ha collaborato al film.
"Il festival è diventato un appuntamento importante e unico
nel panorama internazionale - ha detto Magdalena Socha,
direttrice e anima dell'International Prison movie - . Questo
documentario pieno di passione oltre che importante lavoro
giornalistico, ci offre uno sguardo sul reinserimento sociale,
sul ruolo della cultura e l'accettazione dell'altro. La giuria
lo ha votato all'unanimità".
In questi giorni "La Madre" è stato proiettato al cinema e
all'Università di Olzstyn e Elbląg.
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