TUNISI - La crescita economica in Tunisia dovrebbe aumentare dall'1,2% nel 2024 all'1,8% nel 2025 e al 2,2% nel 2026, mentre il consolidamento fiscale continua insieme alla ripresa delle esportazioni e delle entrate turistiche. E' quanto afferma la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers) nel suo ultimo rapporto sulle prospettive economiche regionali.
Secondo la stessa fonte l'inflazione media in Tunisia è stata del 7,1% da gennaio a novembre 2024, in calo rispetto al 9,5% nello stesso periodo del 2023, mentre la disoccupazione è aumentata leggermente al 16% nel secondo trimestre del 2024. Si prevede che il deficit fiscale migliorerà al 6,3% del Pil nel 2025, sostenuto da una maggiore mobilitazione delle entrate e da minori sussidi per i beni di prima necessità. Un piano di consolidamento fiscale a medio termine punta a un deficit del 5,5% del Pil e a una massa salariale del 13,3% del Pil.
Il debito pubblico rimane elevato all'82,2% del Pil, ma si prevede che scenderà all'80,5% nel 2025, riflettendo gli sforzi di consolidamento fiscale. Circa la metà del debito è estero, in calo rispetto a oltre il 70% nel 2019. "La posizione esterna della Tunisia è migliorata, ma rimane vulnerabile a shock importanti. Il deficit delle partite correnti si è attestato all'1,6% del Pil da gennaio a novembre 2024, in calo rispetto al 2,3% nello stesso periodo dell'anno precedente. Ciò riflette una contrazione delle importazioni dovuta ai prezzi più bassi delle materie prime e una crescita delle esportazioni guidata da prodotti meccanici, elettrici e di olio d'oliva", si legge ancora nel rapporto. Le riserve valutarie sono rimaste stabili a 25 miliardi di dollari a novembre 2024, coprendo 3,7 mesi di importazioni. La Bers prevede che la crescita nella regione del Mediterraneo meridionale e orientale (Semed) salirà al 3,7% nel 2025, dal 2,5% nel 2024. Si prevede che la crescita media salirà leggermente al 4,1% nel 2026. Tuttavia, l'incertezza sulle regole del commercio globale pesa sugli investimenti e sulla produzione.
"La ripresa è iniziata alla fine del 2024 dopo una crescita per lo più attenuata causata da un periodo prolungato di instabilità regionale e una forte contrazione della produzione in Libano a seguito della guerra con l'entità sionista", ha affermato ulteriormente la Banca. Nonostante le prospettive positive per i prossimi due anni, permangono tuttavia significativi rischi al ribasso, come la ripresa delle guerre, l'incertezza che circonda gli aiuti esteri e le politiche tariffarie, nonché gli shock legati al clima, sottolinea il rapporto.
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