Siti Internazionali
Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.
Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.
In evidenza
In evidenza
Temi caldi
ANSAcom
ANSAcom - In collaborazione con ESGO - Società europea di oncologia ginecologica
In oltre metà delle regioni italiane non esistono percorsi strutturati finalizzati a ridurre le probabilità di ammalarsi di tumore o ad anticipare la diagnosi nelle persone portatrici di varianti genetiche che espongono a un maggior rischio di cancro. È quanto segnala aBRCAdabra, associazione nata per sostenere i portatori di mutazioni dei geni BRCA e le loro famiglie, nel corso dell'evento di presentazione delle attività dell'Ovarian Cancer Commitment oggi a Roma.
"È opportuno che queste persone portatrici, sane e non, siano inserite in programmi di sorveglianza specifici volti ove possibile alla diagnosi precoce di queste neoplasie", spiega la presidente aBRCAdabra Ornella Campanella che rimarca "l'assenza in 12 regioni italiane di Pdta, cioè Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale, specifico per la gestione delle persone ad alto rischio".
Altra criticità è "il mancato riconoscimento dell'esenzione D99 in modo omogeneo a livello nazionale. Questa esenzione interessa le persone risultate positive al test Brca (sia uomini sia donne) e che sono ad alto rischio di sviluppare un tumore al seno, all'ovaio, al pancreas e alla prostata", aggiunge Campanella. "A oggi, l'esenzione D99 è stata deliberata solo in 10 Regioni. È quindi necessario che venga riconosciuta in modo uniforme sul territorio, per ridurre la disparità di accesso alla prevenzione con il rischio di una diagnosi tardiva", continua.
Infine, "chiediamo che entrambe le chirurgie di riduzione del rischio sia senologica sia ginecologica siano inserite nei Lea.
È ampiamente dimostrato infatti che, nelle donne portatrici della variante patogenetica Brca, la rimozione chirurgica del seno e di tube e ovaie riducano in modo significativo la probabilità di sviluppare, rispettivamente, il tumore della mammella e quello dell'ovaio", conclude Campanella.
ANSAcom - In collaborazione con ESGO - Società europea di oncologia ginecologica
Ultima ora