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Liberati fondali marini da reti abbandonate nel Siracusano

Liberati fondali marini da reti abbandonate nel Siracusano

Il bilancio dell'operazione "Ghostnets" di Ispra

SIRACUSA, 21 gennaio 2025, 15:24

Redazione ANSA

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Ben 60mila metri quadrati di fondale marino ispezionati, oltre 30 reti "fantasma" (abbandonate) lunghe fino a 260 metri (pari all'incirca a un grattacielo di 100 piani) recuperate a una profondità di 40-60 metri. E' il bilancio dell'operazione "Ghostnets" di Ispra lungo la costa tra Augusta e Siracusa. L'intervento, parte del progetto Mer (Marine Ecosystem Restoration) finanziato dal Pnrr, è stato realizzato con il supporto della Rtc Ghostnets e ha permesso di recuperare varie tipologie di reti: a strascico, da posta, grovigli di cime, lenze e nasse e di liberare specie protette rimaste intrappolate.
    "Con questa operazione, centinaia di metri quadrati di habitat pregiati potranno tornare a "respirare" e favorire la ricolonizzazione da parte delle specie marine - spiegano i ricercatori di Ispra -. Questa campagna di recupero è un grande passo avanti per la tutela dei mari ma rimane fondamentale promuovere una maggiore consapevolezza tra gli operatori del settore e continuare a investire in tecnologie e politiche di prevenzione".
    La diffusione di reti da pesca abbandonate è cresciuta negli ultimi decenni a causa dell'intensificarsi dell'attività di pesca e dell'impiego di materiali sintetici, più economici ma anche più dannosi per l'ambiente rispetto alle fibre vegetali utilizzate per reti tradizionali. Queste reti continuano a esercitare la cosiddetta "pesca fantasma": pur non essendo più sottoposte al controllo umano continuano a catturare flora e fauna marina. I danni riguardano praterie di posidonia oceanica, mentre la fauna marina rimane intrappolata o ferita dalle reti.
    L'intervento è stato eseguito da operatori tecnici subacquei, supportati da due imbarcazioni per il recupero e lo stoccaggio delle reti, che si sono immersi tramite una "gabbia" collegata alla nave di supporto. Una volta localizzate le reti, gli operatori le sganciano dal fondale liberando gli organismi rimasti intrappolati, come ceranti (anemoni cilindriche), ricci diadema, magnose (simili ad aragoste "schiacciate") e madrepore a grappolo, tutte specie protette. A bordo è stato effettuato un setaccio per consentire la fuoriuscita di esemplari di ricci matita, stelle marine, piccoli scorfani, ricci di prateria e svariati crostacei. Le reti recuperate verranno smaltite e, se possibile, avviate al riciclo.
   

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