Nel 2023 in Italia la disponibilità
di risorsa idrica è stata di 112,4 miliardi di metri cubi (373
mm di pioggia, cioè 373 litri per metro quadrato): il 18,4% in
meno rispetto alla media annua del lungo periodo 1951-2023 e
quasi il 16% in meno rispetto al trentennio climatologico
1991-2020. È quanto emerge dalle valutazioni prodotte dall'Ispra
attraverso il modello Bigbang, che fornisce il bilancio
idrologico nazionale
Tale riduzione di disponibilità idrica l'anno scorso secondo
Ispra è l'effetto combinato di un deficit di precipitazione,
specialmente nei mesi di febbraio, marzo, settembre e dicembre,
e di un incremento dei volumi idrici di evaporazione dagli
specchi d'acqua e dal terreno e di evapotraspirazione dalla
vegetazione.
A livello di distretto idrografico, il massimo valore della
disponibilità naturale della risorsa idrica nel 2023 è quello
delle Alpi Orientali, con un valore di circa 664 mm (poco più di
23 miliardi di metri cubi).
Nel 2023, è il Friuli Venezia Giulia la regione con il
massimo di precipitazione totale annua (più di 1750 mm), così
come è la Sicilia la regione con il valore minimo di
precipitazione (565,5 mm). In termini di disponibilità naturale
della risorsa idrica, è tuttavia la Puglia la Regione che segna
il minimo, con 100 mm nel 2023 (quasi la metà del valore medio
sul lungo periodo).
Nel 2023 la precipitazione totale annua sull'Italia, con
quasi 924 mm, corrispondenti a circa 280 miliardi di metri cubi,
ha fatto registrare un aumento del 28,5% rispetto al 2022, anno
in cui, con circa 719 mm, si è toccato il minimo storico dal
1951 ad oggi. Tuttavia, confrontata con la precipitazione media
sul lungo periodo 1951-2023 (quasi 950 mm), quella del 2023
risulta in leggera flessione.
La quota di evapotraspirazione ha raggiunto il 59,4% della
precipitazione, rispetto alla media annua di lungo periodo che
ammonta a circa il 52%. Ciò è stato causato dalle alte
temperature, superiori alle medie climatologiche di riferimento,
verificatosi anche nel 2023.
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