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In evidenza
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Responsabilità editoriale di ASviS
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Nell’anno appena concluso, con oltre 80 Paesi chiamati al voto e il coinvolgimento di quasi metà della popolazione mondiale alle urne, la migrazione è stata strumentalizzata come mai prima d’ora, influenzando profondamente politiche e opinioni pubbliche. È quanto sottolineato dal Mixed migration review 2024, diffuso a dicembre, che offre un'analisi approfondita delle interazioni tra politiche migratorie e dinamiche elettorali, esaminando come i temi migratori siano stati utilizzati per scopi politici e spesso distorti, attraverso la diffusione di falsi miti.
Durante il 2024, numerosi governi e partiti politici hanno basato le proprie campagne elettorali sulla retorica anti-migrante. La migrazione è emersa come uno dei temi centrali, spesso rappresentata come una "crisi" da partiti populisti che miravano a consolidare il proprio consenso sfruttando le paure legate alla sicurezza, all'economia e all'identità culturale. Tra le proposte politiche più diffuse per rispondere al fenomeno, oltre alla costruzione di muri di confine, rientrano:
• l’esternalizzazione dei controlli migratori, con accordi sempre più frequenti tra Paesi europei e africani. Ad esempio, i Paesi dell’Ue hanno destinato oltre 12 miliardi di euro tra il 2016 e il 2024 per progetti di controllo dei flussi migratori in Africa, come l'aumento dei pattugliamenti nel Mediterraneo e la collaborazione con gli Stati nordafricani per impedire le partenze;
• aumento delle espulsioni forzate: il rapporto cita un incremento del 15% nei rimpatri dalla regione europea rispetto al 2023, nonostante le critiche delle organizzazioni per i diritti umani.
In molti casi, le campagne elettorali hanno descritto la migrazione come una minaccia alla sicurezza nazionale e un "assalto ai confini", ignorando i dati che dimostrano come la maggior parte dei migranti si sposti all’interno delle proprie regioni, sottolinea il documento. Nel 2024, circa il 70% degli sfollati globali ha cercato rifugio in Paesi vicini, senza mai tentare di raggiungere l’Europa o il Nord America. Inoltre, le politiche restrittive adottate dai Paesi occidentali hanno spesso ignorato le cause profonde dei flussi migratori, come conflitti, disastri climatici e disuguaglianze economiche.
Un ruolo cruciale è stato svolto dai media, che in molti contesti hanno contribuito a plasmare le percezioni pubbliche sulla migrazione. La copertura mediatica, spesso sensazionalistica, ha enfatizzato episodi di violenza o disastri legati ai flussi migratori, creando un'immagine distorta della realtà. Questo approccio, secondo il documento, ha alimentato la retorica di "crisi" e ha spinto i governi ad adottare politiche che rispondessero più alle paure pubbliche che ai dati reali.
Falsi miti da sfatare
Il Rapporto prende in esame anche alcuni luoghi comuni persistenti nelle opinioni pubbliche che alimentano politiche inefficaci:
1. i migranti minacciano la sicurezza nazionale: studi dimostrano che i migranti non sono legati a tassi più elevati di criminalità. Negli Stati Uniti, per esempio, i tassi di arresto tra i migranti sono inferiori del 45% rispetto a quelli della popolazione nativa.
2. i migranti sovraccaricano i sistemi di welfare: in Paesi come il Regno Unito, ad esempio, i migranti hanno contribuito al sistema fiscale con oltre 20 miliardi di sterline in più rispetto ai benefici ricevuti nell’ultimo decennio;
3. i migranti rubano il lavoro ai locali: in Germania, il 70% dei lavoratori nel settore della cura degli anziani sono migranti, un settore che altrimenti soffrirebbe di gravi carenze di manodopera;
4. la maggior parte dei migranti vuole raggiungere l’Europa o il Nord America:
nel 2024, l’80% dei migranti africani si è spostato all’interno del continente, cercando rifugio in Paesi limitrofi come Uganda o Kenya.
Dallo studio emergono due tendenze parallele. Da un lato, la crescente resistenza da parte della società civile e delle organizzazioni internazionali contro politiche migratorie disumane, come la detenzione arbitraria e le deportazioni di massa. Dall'altro, l’accettazione e la normalizzazione di queste misure in molte società, spesso spinte da una narrazione politica che le presenta come inevitabili. Un esempio è l’esternalizzazione dei controlli migratori verso Paesi come Libia o Turchia, che ha sollevato preoccupazioni etiche e legali. Queste politiche, infatti, non tengono conto del trattamento inumano riservato ai migranti nei Paesi di transito.
Il Mixed migration review 2024 evidenzia l'urgenza di affrontare la migrazione con politiche più umanitarie, basate su evidenze, e non su paure infondate od opportunismi elettorali. Le politiche repressive, alimentate da stereotipi, non solo risultano inefficaci, ma aggravano le sofferenze dei migranti. Occorrono perciò policy migratorie basate su dati concreti e campagne di sensibilizzazione per porre un freno alla strumentalizzazione del fenomeno e promuovere soluzioni più giuste ed equilibrate, rispettando i diritti dei migranti e i principi di solidarietà globale.
di Elita Viola
Copertina: Unsplash
Responsabilità editoriale di ASviS
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