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Responsabilità editoriale di ASviS
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La malnutrizione è un problema con più volti. Nei Paesi a basso e medio reddito è più diffusa la denutrizione causata dall’accesso limitato al cibo, che può portare al deperimento e all'arresto della crescita. Nei Paesi ad alto reddito prevalgono sovrappeso, obesità e carenze nutrizionali legate ad abitudini alimentari scorrette. Diverse forme di un unico problema sanitario globale, che rappresenta anche una minaccia per la crescita economica.
Secondo il Goalkeepers report 2024, realizzato dalla Fondazione Bill&Melinda Gates, la denutrizione genera ogni anno una perdita annuale di produttività di 3mila miliardi di dollari a livello globale. Nei Paesi a basso reddito questa perdita può variare dal 3 al 16% del Prodotto interno lordo, con effetti paragonabili a quelli della crisi finanziaria del 2008, una delle peggiori dalla Grande Depressione del 1929.
Il Rapporto, diffuso il 23 settembre, documenta le soluzioni messe in atto nei Paesi a basso e medio reddito, dove l’aggravarsi dei cambiamenti climatici causa prolungate siccità, compromettendo la produzione agricola; al contempo, offre lo spazio per fornire qualche dato sul contesto italiano.
Il latte è una fonte essenziale di tutti i nutrienti necessari per la crescita e lo sviluppo: proteine, carboidrati, grassi, vitamine e minerali. Il consumo quotidiano, raccomandato dalle linee guida per una sana alimentazione, in Italia è calato di oltre 10 punti percentuali tra il 1998 e il 2020, e in misura maggiore tra i bambini e giovani, come riportato da un documento realizzato dal Tavolo tecnico sulla sicurezza nutrizionale del ministero della Salute. In Paesi come il Kenya, gravemente colpiti da prolungate siccità, si stanno sviluppando nuove tecnologie per aumentare la produzione di latte fino a 10 volte in più. Ma non solo. In Kenya, e in altre nazioni africane, si investe anche sulla formazione degli allevatori attraverso programmi come “Leap” o “MoreMilk” per migliorare la gestione delle mandrie, dall’alimentazione alla prevenzione delle malattie, garantendo una produzione lattiera più sostenibile, incrementando così il reddito familiare.
L’acido folico è una vitamina fondamentale per prevenire alcune malattie come l’anemia e per il corretto sviluppo del bambino durante la gravidanza. Per ridurre il rischio di malformazioni, non basta la quantità assunta attraverso gli alimenti, le donne devono aumentarla con supplementi e fin dalla pianificazione della gravidanza. Questa raccomandazione in Italia non viene però sempre seguita. Lo ha rilevato un’indagine condotta dall’Istituto superiore di sanità su oltre 3mila mamme. Sebbene la maggior parte lo avesse integrato, meno di un terzo (32,1%) lo aveva fatto in modo corretto.
In Etiopia e in Nigeria si sta mettendo a punto un modo per aggiungerlo al sale iodato e ai dadi da brodo per dimezzare le morti in utero dovuti alle malformazioni del tubo neurale e ridurre i casi di anemia. Fortificare gli alimenti di largo consumo, anche nei Paesi con limitato accesso al cibo, è una strategia chiave di salute pubblica che negli anni si è rivelata efficace nella prevenzione delle carenze nutrizionali, oltre che economicamente sostenibile. Per fornire un ulteriore sostegno alle donne e alle ragazze che vivono in zone con alti livelli di insicurezza alimentare, l’Oms ha aggiornato le raccomandazioni sull’uso in gravidanza di integratori contenenti più micronutrienti (fino a 15 tra vitamine e minerali), basate sugli studi condotti nei Paesi a basso e medio reddito.
Nei Paesi europei, intanto, la carenza di iodio è tornata a preoccupare a causa del crescente consumo di prodotti vegetali che hanno rimpiazzato fonti tradizionali tra cui latte, latticini e pesce, come evidenziato da un recente rapporto congiunto Oms e Iodine Global Network. Visto il ruolo fondamentale dello iodio in gravidanza e nella prevenzione di diverse patologie negli adulti, come il gozzo (rigonfiamento della tiroide) e i disturbi cardiaci, la Fondazione Gates sollecita di aggiungere lo iodio a tutto il sale per uso alimentare.
Per sostenere i Paesi con il maggior numero di bambini sotto i cinque anni affetti da malnutrizione, l’Unicef, in collaborazione con la Fondazione Bill&Melinda Gates e altri partner, ha lanciato il Child nutrition fund. Il fondo fornisce finanziamenti per gli interventi ritenuti più efficaci e sostenibili, tra questi, la promozione dell’allattamento al seno esclusivo econtinuo. Il latte materno è l'alimento ideale per i neonati poiché è completo e li protegge da malattie e infezioni. L’allattamento offre benefici anche alla mamma, tra cui la prevenzione di alcuni tumori del seno e dell’ovaio. Pertanto Oms e Unicef raccomandano l'allattamento esclusivo per i primi sei mesi e il proseguimento fino ai due anni.
Quando il latte materno non è disponibile, l’alternativa più valida, soprattutto per i piccoli più vulnerabili, sono le “Banchedel latte umano donato”. Si tratta di strutture specializzate nella selezione, raccolta, conservazione e distribuzione del latte donato dalle mamme che ne producono in più rispetto alle esigenze del proprio bambino. In Italia sono presenti 41 Banche, secondo i dati disponibili sul sito del ministero della Salute, ma il fenomeno è in evoluzione. Dall’ultima indagine, relativa al periodo 2018-2020, è emerso un calo nel servizio di raccoltadel latte a domicilio, in alcuni casi dovuto alle limitazioni imposte dalla pandemia.
Il Rapporto della Fondazione Gates evidenzia il ruolo promettente della ricerca sul microbiota nella lotta alla malnutrizione. Cos’è il microbiota? La comunità di oltre 100mila miliardi di microrganismi che vive nel nostro corpo, tra cui batteri e virus. Il microbiota localizzato nell’intestino svolge funzioni vitali come la digestione e l’assorbimento dei nutrienti, la produzione di vitamine essenziali tra cui l’acido folico e il rafforzamento del sistema immunitario.
L’efficienza del microbiota dipende però dall’equilibrio tra le specie (biodiversità). Cosa influenza questo equilibrio? Principalmente la genetica, l’alimentazione e le terapie farmacologiche. Anche la modalità di nascita e la nutrizione infantile giocano un ruolo importante: il parto naturale fornisce un microbiota più diversificato, l’allattamento contribuisce ad aumentarlo. Un microbiota alterato non è in grado di assorbire correttamente i nutrienti, aggravando uno stato di carenza, ed è anche associato a condizioni come obesità, diabete, malattie intestinali e neurologiche.
Negli ultimi anni, la ricerca su questo “esercito invisibile” e sul suo patrimonio genetico (microbioma) si è intensificata, per comprendere il legame con la nostra salute e sviluppare nuove strategie di prevenzione e cura. In questo contesto si inserisce il Progetto microbioma italiano, guidato da un team di ricercatori e basato sul modello della citizen science. L’obiettivo è creare un atlante delle specie batteriche tipiche della popolazione italiana per studiare come dieta, abitudini e ambiente di vita influenzino il microbiota, e promuovere la salute generale.
di Antonella Zisa
Fonte copertina: bonnontawat, da 123rf.com
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