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In evidenza
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Responsabilità editoriale di ASviS
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“Possiamo azzerare la recidiva con il lavoro e la formazione dentro e fuori dal carcere, un obiettivo difficile ma raggiungibile”. Queste le parole pronunciate da Renato Brunetta, presidente del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel), durante la 50esima edizione del Forum di Cernobbio, promossa dal 6 all’8 settembre da The European house - Ambrosetti. L’intervento di Brunetta, pubblicato sul sito del Cnel e sviluppato in un articolo sul quotidiano Avvenire, ha sottolineato l’urgenza nella messa in pratica di provvedimenti volti ad aumentare l’occupazione lavorativa della popolazione carceraria, per diminuire drasticamente la recidiva e dare maggiore dignità ai detenuti. Oggi sul fronte della coesione e dell’inclusione il sistema carcerario “è un totale fallimento”, ha affermato il presidente del Cnel.
Centrale nel discorso di Brunetta è stato il disegno di legge approvato dal Cnel lo scorso 29 maggio, che è all’esame del Parlamento, con l’obiettivo è di “offrire ai decisori politici strumenti giuridici idonei a migliorare l’attuale sistema di governance, agevolando – al contempo – l’elaborazione di una politica pubblica nazionale sul lavoro in carcere”. A Cernobbio, Brunetta ha illustrato il lavoro del Cnel per strutturare una rete interistituzionale che gestisca l’inclusione lavorativa dei detenuti e di chi ha terminato il periodo di detenzione, per agevolare la loro reintegrazione sociale.
Tra i provvedimenti proposti nel Ddl sono da evidenziare:
L’impegno del Cnel per migliorare le condizioni di vita dei detenuti attraverso il lavoro si fonda sull’attuazione dell’articolo 27 della Carta, secondo cui la pena non deve “consistere in trattamenti contrari al senso di umanità” e deve “tendere alla rieducazione del condannato”. A oggi, ha osservato Brunetta, le carceri italiane sono affette da due “disfunzionalità croniche: il sovraffollamento e l’alto tasso di recidiva”. Il primo (il tasso medio di sovraffollamento è del 120%) è indice dei problemi gestionali e infrastrutturali degli istituti di pena, che ostacolano una maggiore diffusione delle attività lavorative nelle carceri; il secondo (il tasso di recidiva in Italia è del 70%) mostra “le carenze di programmi di rieducazione e reinserimento sociale”. Offrire ai detenuti prospettive di lavoro durante e dopo il percorso carcerario, ha proseguito il presidente del Cnel, ha un effetto benefico accertato sulla diminuzione della recidiva. Ma per arrivare a questo obiettivo è necessaria il contributo delle imprese.
Secondo uno studio pubblicato ad aprile da The European house – Ambrosetti per conto del Cnel, il 33% della popolazione carceraria svolge delle attività lavorative, con circa 20mila impiegati nel 2023. Ma di questi, l’85% lavora per l’amministrazione penitenziaria, mentre solo l’1% lavora per aziende. Tuttavia i lavori svolti per l’amministrazione penitenziaria includono “una minore qualificazione professionale” e limitazioni nell’apprendimento di competenze spendibili fuori dal carcere, dovute a “orari di lavoro ridotti” e a un “minore sviluppo di relazioni interpersonali”.
L’approvazione del Ddl presentato dal Cnel potrebbe cambiare il contesto attuale, spingendo più aziende a cercare forza lavoro nelle carceri e facilitando gli iter burocratici per le partnership pubblico-privato. Lo studio rileva inoltre un’opportunità economica per l’intero Paese, visto che “la mancata offerta di opportunità lavorative per i detenuti priva lo Stato di un ritorno sul Pil fino a 480 milioni di euro”. Questo, secondo uno scenario riportato nel documento, potrebbe essere il valore creato “se la percentuale di detenuti occupati in attività lavorative aumentasse dall’attuale 33% all'80%”. E i diritti di inclusione, ha affermato Brunetta citando il governatore di Bankitalia Panetta, “non sono un costo ma un catalizzatore della crescita”.
L’intervento video di Brunetta a Cernobbio
di Milos Skakal
Fonte copertina: Ansa
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