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Responsabilità editoriale di ASviS
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Sono più di 18mila le capo e i capi dell’Associazione guide e scouts cattolici italiani (Agesci) provenienti da tutta Italia ad aver partecipato alla Route nazionale 2024, il percorso pensato per le Comunità capi culminato in un incontro nazionale a Villa Buri–Verona dal 22 al 25 agosto 2024.
L’evento, organizzato in occasione del 50esimo anniversario dell’Agesci, è stato un grande momento di riflessione collettiva: oltre 60 tra incontri, approfondimenti, momenti di formazione e dibattiti, con lo scopo di analizzare la realtà dei giovani di oggi e definire le sfide e il percorso dell’Associazione per i prossimi anni.
Tra gli autorevoli 220 speaker e partecipanti ci sono stati ministri ed ex ministri, tra cui il ministro Antonio Tajani e il direttore scientifico dell’ASviS Enrico Giovannini (già ministro del Lavoro e nella scorsa legislatura delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili), il presidente della Cei cardinale MatteoZuppi, cantanti come Gianni Morandi e Roberto Vecchioni, il presidente della Commissione sull’intelligenza artificiale della Presidenza del Consiglio dei ministri Fra Paolo Benanti, giornaliste e giornalisti come Simonetta Gola, esperte ed esperti come il climatologo e divulgatore scientifico Luca Mercalli, rappresentanti di associazioni come il presidente di Libera Don Luigi Ciotti.
L’associazione, che conta oggi più di 180mila iscritti tra capi e ragazzi, ha scelto come titolo dell’appuntamento “Generazioni di felicità”, per affrontare il tema della felicità da otto prospettive: felici di accogliere, di vivere una vita giusta, di prendersi cura e custodire, di generare speranza, di fare esperienza di Dio, di essere appassionati, di lavorare per la pace, di essere profeti di un mondo nuovo. Una tema, quello della felicità, che “rappresenta oggi una scelta politica forte, controcorrente rispetto al negativismo e ai segnali di crisi e sfiducia”, come sottolineato in un comunicato stampa dell’associazione.
“Oggi noi qui vogliamo annunciare con forza che vogliamo essere felici generando felicità per gli altri”, hanno sottolineato i presidenti del Comitato nazionale Agesci, Roberta Vincini e Francesco Scoppola, nel loro intervento alla cerimonia di chiusura della Route. “Il tempo che stiamo vivendo ci impone di non voltarci dall’altra parte, ma di sporcarci le mani per costruire il futuro. In un contesto sociale che spesso detta desideri alla velocità di un reel o di una storia, la nostra forza consiste nella tenacia di continuare a educare al sogno: […] nostro dovere è accompagnare i giovani a riconoscere nel proprio sogno la possibilità e la responsabilità di rendere il mondo migliore, intrecciando competenze personali e ciò che il contesto chiede loro”.
Il tema della felicità è stato accolto con grande entusiasmo anche dagli educatori scout che hanno partecipato all’evento, come ci ha raccontato a conclusione della Route una capo scout in un’intervista che trovate sotto.
All’evento, patrocinato dall’ASviS, anche la sostenibilità ha avuto un ruolo centrale, in particolare attraverso il “Villaggio della sostenibilità”: un luogo fatto di numerosi incontri, tra cui uno tenuto da Carla Collicelli (Senior expert dell’ASviS) su “One Health e benessere sostenibile”; laboratori ricchi di giochi costruiti con materiali di riciclo e attività sostenibili; il percorso nel bosco “Sentieri di futuro”, dedicato ai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, associati alle scelte del Patto associativo Agesci; un laboratorio per la costruzione di una matrice per la valutazione di impatto delle attività educative, costruita con il coinvolgimento dal basso dei capi affiancati dalla guida di Lidia Di Vece, presidente del movimento dell'Economia del bene comune Italia, e Marta Avesani, vicepresidente del movimento.
Una sostenibilità, però, non solo nei contenuti: alla Route si è prestata grande attenzione anche alla sostenibilità della logistica. Si pensi, ad esempio, che oltre l'85% dei rifiuti è stato differenziato e che 15mila persone hanno raggiunto Verona viaggiando in treno, con un risparmio di emissioni di CO2 del 70% circa rispetto ad altri mezzi di trasporto. Senza considerare poi i pasti vegetariani, le stoviglie biodegradabili e il sostegno a progetti di salvaguardia dei boschi. Qui altre informazioni sulla sostenibilità alla Route.
Ciao Ludovica, allora, come è stata accolta la proposta di un evento nazionale sulla felicità dai giovani capi scout? Come hai vissuto l’incontro?
Non appena abbiamo saputo il tema proposto dalla Route abbiamo accettato subito di partecipare, sapevamo che era un’opportunità poter parlare seriamente di felicità con tante altre persone e confrontarci su come rendere i sogni concreti. E così è stato: è stata proprio un’occasione per renderci conto di come possiamo essere generatori di felicità per gli altri.
Come sono riusciti gli organizzatori a declinare il tema nelle varie attività? Che cosa facevate?
I capi scout svolgevano le attività tra Verona e Villa Buri, eravamo tantissimi, Verona sembrava letteralmente invasa dagli scout. Potevamo scegliere a quali dibattiti e momenti formativi partecipare, in ogni incontro c’erano circa 600 partecipanti, affrontavamo questioni come giustizia, sostenibilità, cura dell’altro, fede e molto altro. Poi erano state organizzate delle attività di servizio per le varie Comunità Capi, noi ad esempio abbiamo vissuto più a fondo la comunità africana e ascoltato testimonianze dirette.
A Villa Buri c’erano le “Botteghe di futuro”, dove abbiamo potuto interrogarci sui valori irrinunciabili per ogni comunità capi per la ricerca della felicità e su come attuarli nella nostra proposta educativa con i ragazzi, abbiamo ragionato sui motivi per cui facciamo servizio con passione e sulla responsabilità che abbiamo anche delle passioni degli altri. C’è stata poi una veglia serale per scambiarci le esperienze di servizio, sia all’interno delle nostre comunità che con altri capi da tutta Italia. E infine c’erano il “Bosco della spiritualità” e il “Villaggio della sostenibilità”.
Che cosa ti è piaciuto al “Villaggio della sostenibilità” e come ti è sembrata la Route a livello di sostenibilità a tutto tondo?
Al Villaggio c’erano tanti laboratori e incontri per approfondire i diversi temi della sostenibilità e numerose attrazioni fatte con materiali riciclati, come un Luna Park in legno. L’impressione era che non fossero soltanto parole, c’erano stimoli concreti alla creatività sostenibile, con giochi da poter replicare nelle proprie comunità. Siamo rimasti stupiti di come fosse in fin dei conti semplice costruire alcuni giochi fatti con materiali di riciclo. Abbiamo anche riflettuto su come la sostenibilità rientri nella felicità, c’è l’esigenza di un cambiamento nel mondo, per questo credo che la sostenibilità farà sicuramente parte della programmazione delle Comunità Capi.
Più in generale, alla Route c’era un’intenzionalità di riciclo e un’idea di economia circolare in tutto. E poi, di fronte a un evento così enorme, con 18mila persone, ci siamo stupiti del livello della logistica.Era tutto molto ben organizzato, erano stati bloccati treni e pullman per gli spostamenti lunghi, si poteva anche usare un badge per avere il bus gratis, ci si spostava praticamente tutti a piedi o con i mezzi prenotati, anziché con le auto private.
Un’ultima domanda: che cosa ti è rimasto maggiormente impresso dalla Route che ti porti a casa?
La concretezza è quello che mi ha stupito di più, dall’inizio alla fine. Persino a livello logistico, tutto era scandito in modo da favorire la possibilità di un confronto e dialogo concreto sul tema. Sono tornata a casa felice e con la voglia di trasmettere la felicità ai bambini attraverso le consapevolezze e gli strumenti appresi. In particolare, credo che il messaggio arrivato sia che la felicità non è individuale ma collettiva, che la mia felicità è la tua felicità, che la felicità ha uno sguardo verso l’altro. Che poi è quello che ci ha ricordato anche Vecchioni con il suo discorso sulla felicità quando incontri qualcuno.
Essere responsabili della felicità degli altri porta ad essere felici quando anche l’altro lo è, generando una vera e propria catena di felicità. Infatti, alla Route il punto non era tanto come puoi essere felice tu, ma costruire una consapevolezza sulla felicità condivisa, guardando all’obiettivo educativo di rendere felici i ragazzi. Credo che l’Agesci sia riuscita con questa Route a porre le basi delle nostre attività con i ragazzi per i prossimi decenni.
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