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Rettore Univaq, serve accelerazione sui progetti Pnrr

Rettore Univaq, serve accelerazione sui progetti Pnrr

Alesse, non bisogna vanificare gli sforzi compiuti sinora

L'AQUILA, 01 aprile 2025, 13:33

Redazione ANSA

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Un'accelerazione sui progetti del Pnrr, per non vanificare gli sforzi compiuti finora, al fine di arginare vincoli burocratici, tagli ministeriali e l'emorragia di ricercatori.
    L'appello arriva da parte del rettore dell'Università dell'Aquila, Edoardo Alesse nel discorso inaugurale dell'Anno Accademico 2024-2025. "E' passato un altro anno - ha detto - e siamo ormai in dirittura d'arrivo, con il rischio di schiantarci contro il muro dei severi controlli previsti dai ministeri e dall'Europa. Occorre quindi immediatamente accelerare la velocità di spesa dei progetti in cui siamo coinvolti, che attualmente in molti casi segna il passo (mediamente inferiore al 50%) e definire percorsi di consolidamento delle infrastrutture e degli investimenti effettuati, stabilizzare il maggior numero possibile dei ricercatori programmati e assunti e rendere operative le riforme introdotte come elementi sostanziali del piano, facendo le cose al meglio pur nella ristrettezza dei tempi di cui disponiamo". Secondo il rettore "uno degli aspetti di maggior pregio del Pnrr, oltre all'avere immesso grandi quantità di risorse nel sistema universitario è stato quello di aver promosso una filosofia operativa nuova basata sulla cooperazione piuttosto che sulla competizione, attraverso la formazione di network tra Università, enti di ricerca ed istituzioni pubbliche e private, per raggiungere risultati che individualmente non sarebbero stati possibili".
    "Ora - riprende - approssimandoci alla fine del programma sarà importante non dissipare questa capacità di aggregazione tra le università e i più importanti interlocutori del mondo scientifico e produttivo, per realizzare la previsione della Missione 4 Componente 2 del piano. Anche per questo motivo ritengo che i tagli ministeriali effettuati di recente siano poco appropriati in quanto rischiano di annullare l'eccellente lavoro realizzato con fatica e abnegazione da migliaia di ricercatori assunti a tempo determinato, alcuni dei quali (pochi) saranno recuperati in contesti produttivi, mentre altri (molti) saranno destinati a rimanere precari oppure a rifugiarsi all'estero o nelle università telematiche. La previsione dell'esodo di 14.000 ricercatori in 10 anni". Di qui, la necessità di trovare risorse alternative.
   

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