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La conquista della parità di genere in Italia la sfida che le campionesse come le dilettanti affrontano quotidianamente
L'8 Marzo 2024, anno delle Olimpiadi, sarà ricordato anche per l'annullamento di un francobollo dedicato ad Alfonsina Strada, la prima e unica donna ad aver partecipato a un Giro d'Italia con gli uomini. Sono trascorsi 100 anni da quel traguardo 'Rosa'. Ma tanto resta ancora da fare
(nella foto copertina - da sinistra in alto - Francesca Granzotto, Elena Linari, Irma Testa. Da sinistra in basso Alfonsina Strada Sirine Charaabi e Gaia Tormena)
Indossano la maglia azzurra, rappresentano l'Italia nel mondo e vincono, vincono, a volte perdono e si rialzano più forti di prima. Si allenano, hanno grinta e talento, sono amate dai tifosi e sono giovani. Ma le medaglie, i trofei, l'arrivo degli sponsor e del professionismo (solo per poche discipline) non bastano. Chiedono pari diritti, chiedono di non essere più figlie di un dio minore, chiedono più spazio a livello soprattutto dirigenziale e intanto corrono, saltano, sciano, nuotano, segnano, alzano le braccia al cielo e fanno sognare imprese sempre più grandi e difficili contro colleghe americane, britanniche, tedesche, francesi, olandesi e via così che guadagno di più e hanno più occasioni per iniziare e poi vivere di sport.
In questo Magazine Speciale 8 Marzo, spazio alle azzurre della nazionale di calcio, Elena Linari, del ciclismo, Gaia Tormena, del rugby, Francesca Granzotto e della boxe, Irma Testa e Sirine Charaabi. Insieme a loro. le voci e l'impegno di Soroptimist International Italia, della presidente di Assist, Luisa Rizzitelli e l'analisi (SFOGLIA) sul rapporto oggi tra donne sport e media di Monia Azzalini,
"Con largo anticipo lo sport è stato anticipatore di quello che è successo in altri settori della società. Almeno il 30% di donne devono essere presenti all'interno degli organi federali, molti organismi superano il 50%. Penso che lo sport sia da esempio". Così Giovanni Malagò, presidente del Coni, durante il convegno sulla parità di genere organizzato dalla Fondazione Milano-Cortina 2026 al Salone d'onore del Coni. "Sapete quanti saranno gli atleti donne e uomini a Parigi 2024? 5.250 uomini, 5.250 donne. E ci sono discipline sportive che fanno solo le donne, come la ginnastica ritmica, ad esempio. Oppure il nuoto sincronizzato, sia nel duo sia nella squadra, nel quale si può avere un uomo in rappresentanza di tutta la squadra. All'inizio i membri del Cio erano solo uomini, oggi le donne sono al 41%", prosegue Malagò. Poi, a chi dice che c'è un'esigua partecipazione delle donne, sottolineando come su 48 federazioni ci siano solo 2 donne al comando del mondo federale, il numero uno del Coni risponde che "se c'è una cosa peculiare del nostro mondo è che siamo eletti da chi andiamo poi a rappresentare. Quando si sceglie non si può obbligare a votare una persona rispetto a un'altra. Bisogna vedere quante donne si sono candidate. E si contano sulle dita di una mano".
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Le donne nel calcio soffrono disuguagliane strutturali e discriminazioni, eppure nel 2023 nel mondo sono 16,6 milioni le ragazze impegnate nel calcio organizzato, con un aumento del 24% rispetto al 2019. Il numero totale di squadre di calcio femminile ha raggiunto le 55.622, la maggior parte delle quali (59%) si trova in Europa. Nonostante questa crescita, sottolineano i dati dell'Unesco, la rappresentanza delle donne tra gli allenatori e gli arbitri rimane bassa, con solo il 5% circa dei tecnici e il 9% dei direttori di gara che sono donne. Le disuguaglianze strutturali si manifestano in disparità di accesso alle risorse, alle opportunità e al riconoscimento per le donne nel calcio, perpetuando un ciclo di discriminazione di genere. Inoltre, le norme sociali e gli stereotipi culturali contribuiscono alla sottorappresentazione e alla sottovalutazione delle donne nel calcio, rafforzando le disparità di genere a tutti i livelli dello sport.
Per questo l'Unesco, in occasione della Giornata Giornata internazionale della donna, organizza l'8 marzo 2024 un incontro nella sede di Parigi dal titolo "Segnare un gol per le donne" per promuovere l'uguaglianza di genere nel calcio e attraverso il calcio. La discussione vuole guidare la progettazione di strategie preventive, regolamenti, iniziative e sanzioni contro la discriminazione delle donne nel calcio. Secondo l'Unesco infatti per affrontare queste disuguaglianze strutturali, sono necessari sforzi concertati per sfidare i pregiudizi profondamente radicati, promuovere l'inclusività e attuare politiche attente alla dimensione di genere che garantiscano un trattamento equo e pari opportunità per tutti i partecipanti, indipendentemente dal genere. Ed è dal calcio, considerato lo sport più popolare al mondo, con miliardi di tifosi e partecipanti in ogni continente, che bisogna partire per abbattere le disuguaglianze di genere anche perché come sostiene la Fifa. il calcio femminile oggi rappresenta "la più grande opportunità di crescita".
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Alfonsa Rosa Maria Morini, nota a tutti con il nome da coniugata Alfonsina Strada, è stata ciclista professionista dal 1907 al 1936. Nata il 16 marzo 1891 a Castelfranco Emilia, seconda di dieci figli, Alfonsina, nonostante le grandi difficoltà economiche e sociali, fin da bambina si dimostrò molto intraprendente e vivace. La grande passione per la bicicletta la spinse, a dieci anni, ad imparare a pedalare con la bici del padre e a 14 anni a partecipare, di nascosto, alle prime gare nelle province fra Bologna e Reggio Emilia. Nel 1907, sedicenne, andò a Torino e lì cominciò a gareggiare con una certa continuità, guadagnandosi il titolo di “miglior ciclista italiana”. Sempre a Torino conobbe Carlo Messori che convinse Alfonsina ad accompagnarlo al Grand Prix di Pietroburgo nel 1909. Da qui l’inizio di una brillante carriera che, dopo il record mondiale di velocità femminile raggiunto nel 1911, ebbe proprio nella partecipazione al Giro d’Italia del 1924 il momento più fulgido. Alfonsina partecipò come unica donna fra i 90 partecipanti e prima donna in assoluto a competere in gare maschili, arrivando al traguardo, dopo 3613 km, fra i 30 concorrenti rimasti in gara. La Corsa rosa partì da Milano il 10 maggio 1924 e si concluse il primo giugno sempre nel capoluogo lombardo. Alfonsin prese il via con il numero 72. Solo in due tappe arrivò ultima; nella quart'ultima finì fuori tempo massimo ma fu autorizzata a proseguire senza numero e tra gli applausi riuscì a chiudere la corsa a tappe. Alfonsina morì il 13 settembre 1959 a Milano all'età di 68 anni.
Proprio in occasione dell'8 Marzo 2024, il progetto “Donne e Sport" di Soroptimist Internazional Italia entra nel vivo con l’emissione da parte di Poste Italiane, su richiesta della Soroptimist, in un francobollo commemorativo dedicato ad Alfonsina. La cerimonia di "annullo filatelico" presso la Camera di Commercio di Cremona sancisce la nascita di un francobollo e lo storicizza. "Un'azione - spiega Soroptimist che trae spunto dal Centenario che cade proprio nel 2024 della 12esima edizione del Giro, in cui prese parte Alfonsina Strada. La corsa rosa partì da Milano il 10 maggio 1924 e si concluse il primo giugno sempre nel capoluogo lombardo. Alfonsina partecipò come unica donna fra i 90 partecipanti e prima donna in assoluto a competere in gare maschili, arrivando al traguardo, dopo 3613 km, fra i 30 concorrenti rimasti in gara. Prese il via con il numero 72. Solo in due tappe arrivò ultima; nella quart'ultima finì fuori tempo massimo ma fu autorizzata a proseguire senza numero e tra gli applausi riuscì a chiudere la corsa a tappe "La ricorrenza del 2024 - sottolinea Soroptimist - rappresenta un’opportunità per celebrare il valore di un’atleta italiana, esempio di libertà, di determinazione e di impegno, vero e proprio simbolo di emancipazione femminile e pioniera della parificazione tra sport maschile e femminile. Una donna che ha combattuto il pregiudizio in sella al suo mezzo preferito: la bicicletta".
"La bicicletta come strumento per superare la discriminazione tra i sessi - afferma Piercarlo Bertolotti, presidente della Federazione italiana ambiente e biclcletta (Fiab) di Cremona che ha collaborato con Soroptimist all'iniziativa del francobollo per Alfonsina -. La bicicletta, considerata strumento del demonio se inforcata da gambe femminili, si trasformò ben presto in simbolo di libertà, di emancipazione, garantendo la possibilità di muoversi al di fuori dei confini della propria dimora e lontano dal severo controllo degli sguardi altrui. L'esempio di Alfonsina, in tutto il mondo, ha spronato ragazze e donne a seguire le sue orme, senza paure, per realizzare i propri sogni anche quando non sono adatti ad una donna".
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"Alfonsina Strada può essere considerata il punto di arrivo di quel lungo viaggio intrapreso dalla donna negli anni ’70 dell’800, quando il pensiero espresso dal filosofo John Stuart Mill nel libro The Subjection of Women ispirò in Inghilterra i primi movimenti paritari femminili". Chi parla è Alfredo Azzini, un appassionato storico del velocipede. "Verso la fine di quel decennio - spiega - si stava affermando la bicyclette ideata dall’inglese John Lawson, meglio nota come safety cycle per distinguerla dagli insicuri e pericolosi bicicli a ruota alta. La bicyclette divenne presto l’oggetto simbolo dell’affrancamento femminile perché con essa si rompevano le rigidissime convenzioni sociali dell’età vittoriana. Un’epoca che imponeva alla donna di andare per strada solo se accompagnata da un uomo di famiglia o di essere condannata penalmente se indossava i pantaloni. In questo percorso ci furono delle controversie epiche anche tra donne come quella tra Florence Harberton, velocipedista e tesoriera del Rationale Dress Association di Londra, e la Signora Martha Sprague proprietaria dell’Hautboy Hotel di Oakham nel Surrey. Quest’ultima non permise alla ciclista l’accesso alla sala ristorante in abito da ciclista, consistente in ampia e pudica gonna pantalone. Florence fu fatta accomodare nella fetida sala riservata ai fumatori". "La causa fu inevitabile - entra nel vivo il racconto e la ricustruzione di Azzini - e vide la vittoria della velocipedista. Quando venne superato l’ostacolo dell’abbigliamento si scatenarono le ragioni scientifiche, in particolare mediche, le quali sostenevano che il contatto con la sella avrebbe portato alla confricazione delle parti intime femminili con grave danno per la procreazione. Questa avversità alla donna in bicicletta non era espressa solo da parte maschile ma anche da donne che erano esse stesse simbolo di indipendenza come Matilde Serao la grande giornalista che fu una delle più acerrime ciclofobe della sua epoca". "Il percorso - conclude Azzini - fu lungo e superato grazie a delle antesignane come l’americana Annie Cohen sposata Kopchovsky, meglio nota come Londonderry, dal nome della bibita che la sponsorizzava, che fece il giro del mondo con la bicicletta nel 1894-1895, o come le italiane Contessa Elena Spierani e la Principessa Agnese Hercolani che tra 800 e 900 fecero della bicicletta il loro strumento turistico. Infine dobbiamo ricordare anche la Regina Margherita era, grazie ad Edoardo Bianchi, un’ottima pedalatrice"
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È partito da Cortina il progetto “Donne e Sport” un viaggio con al centro lo sport e la parità di genere promosso da Soroptimist International Italia. "Attraverso i 163 club italiani e le oltre 5000 socie, Soroptimist si impegna a promuovere la sottoscrizione della “Carta etica per lo Sport Femminile” presso le varie amministrazioni invitandole ad adottare e sviluppare politiche e azioni di valorizzazione della pratica sportiva" spiega Adriana Macchi, presidente di Soroptimist Italia: “Azioni che accompagneremo con un profondo lavoro di sensibilizzazione e informazione sul fronte dei diritti, del divario salariale, all’accesso alle posizioni apicali, del linguaggio e dei media grazie alle collaborazioni che abbiamo avviato con Assist, 100 donne contro gli stereotipi per lo sport e Toponomastica femminile. Non mancheranno il sostegno alle attività sportive femminili, attenzione all’educazione sportiva e azioni di prevenzione della violenza di genere nello sport con il progetto “Sentinelle nelle professioni”.
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Gioca ironicamente sul motto ‘Io faccio la maglia’ la campagna per rispondere al progetto europeo Woman In Rugby, che ha visto impegnati per tutto l’anno 2023 il Valsugana Rugby Padova come capofila e la Federugy (Fir), il club Aurora Baicoi e la Frr come partner. Attraverso il gioco del rugby il progetto WIR si è posto l’obiettivo di promuovere una cultura che superasse tutti gli stereotipi di genere, oltre a facilitare la diffusione della palla ovale anche nell’universo femminile, a partire dalle bambine.
Progetto Woman in Rugby: al via la campagna ‘Io Faccio La Maglia’
"L’iniziativa ‘Io faccio la maglia’ - spiega la Fir - vuole porre l’accento sui pregiudizi legati al ruolo e alle attitudini sportive delle ragazze". La campagna verrà lanciata in occasione dell‘incontro valido per il quarto turno del Guinness Men’s Six Nations tra Italia e Scozia del 9 marzo a Roma.
“L’impegno di FIR verso la diffusione del gioco femminile e l’abbattimento degli stereotipi di genere - dice il presidente Fir Marzio Innocenti - è quotidiano e volto allo sviluppo di uno sport e di una società che siano capaci di accogliere, di includere e di integrare. Sono molto felice che il Valsugana Rugby Padova, una delle eccellenze del rugby femminile italiano, attuale Campione d’Italia in carica, sia capofila di un progetto portatore di un messaggio così profondo in Italia e in tutta Europa. La campagna ‘Io Faccio la Maglia’ vuole mostrare la forza e la determinazione delle donne che si occupano di rugby sotto diversi aspetti, da quello legato al gioco, alla direzione di gara, fino al lavoro in dirigenza, contribuendo con uno stereotipo a ribaltare pregiudizi che non devono trovare spazio nel nostro mondo e nel nostro sport”.
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Numerose ricerche sulle donne nell'informazione dimostrano che le donne sono raramente interpellate dai media in qualità di esperte. A spiegare e interpretare il mondo sono quasi sempre gli uomini. Eppure le donne esperte ci sono. E possono svecchiare un linguaggio mediatico, che, ignorandole, trascura i segni del tempo e disconosce l'apporto delle donne in tutti i diversi ambiti della società: dalla politica alla scienza.
Il rapporto: Donne Media e Sport di Monia Azzalini
Per questo l'Osservatorio di Pavia e l'associazione Gi.U.Li.A., con lo sviluppo di Fondazione Bracco e con il supporto della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, hanno lanciato www.100esperte.it, una banca dati online, inaugurata nel 2016 con 100 nomi e CV di esperte di STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics), un settore storicamente sotto-rappresentato dalle donne e al contempo strategico per lo sviluppo economico e sociale del nostro paese. Il sito è stato ideato e costruito per crescere nel tempo, incrementando il numero di esperte e ampliando anche i settori disciplinari. Alle prime 100 esperte di STEM, si sono aggiunte numerose esperte di Economia e Finanza (dal 2017), Politica Internazionale (dal 2019) e Storia e Filosofia (2021). Dal 2023 la banca dati si estende al settore dello Sport.
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“Malgrado i passi avanti dell’ultimo quinquennio, come la riforma dello sport che ha accolto molte delle nostre richieste storiche, c’è ancora molto da fare". Lo dice Luisa Rizzitelli, presidente di Assist, l'Associazione nazionale atlete. Facendo un punto sui diritti delle atlete e descrivendo lo stato dell’arte del divario che il nostro paese affronta da
anni in ambito sportivo femminile sia professionistico che dilettantistico, Rizzitelli sottolinea come "su 48 federazioni sportive nazionali ci sono solo 2 presidenti donne. Su quarantotto milioni di tesserati su tutte le associazioni sportive le donne sono il 28%. Se lo sport muove il 2% del PIL italiano, le donne che sono il 52% del nostro paese, hanno il diritto di vivere quest’esperienza ed avere un accesso al mondo dello sport paritario a quello degli uomini". Giornalista e docente esperta di politiche di genere, Rizzitelli è un'attivista per i diritti delle donne. Ha ideato e dirige un progetto di formazione aziendale contro stereotipi, sessismo, discriminazioni e molestie denominato “Better Place” ed è componente del comitato italiano di One Billion Rising, un evento mondiale voluto da Eve Ensler che mobilita donne e uomini in tutto il mondo contro la violenza maschile.
"Lo sport italiano è ancora lontano dalla parità, nonostante gli straordinari successi delle atlete, favoriti in maniera decisiva dalle assunzioni a tempo indeterminato effettuate dai Gruppi Sportivi Militari" spiega Assist affermando che "il sistema 'militarizzato' dei percorsi sportivi delle atlete e degli atleti non favorisca una crescita strutturale e paritaria del movimento sportivo". "Nonostante l'impegno di alcune Federazioni - prosegue l'associazione. su circa 4.500.000 persone tesserate con le Federazioni Sportive Nazionali solo il 28% è rappresentato da donne; nel Coni, in 100 anni di storia, mai nessuna donna ha ricoperto la carica di Presidente e solo un Comitato Regionale è presieduto da una donna; il numero delle allenatrici, delle direttrici tecniche e delle dirigenti negli staff delle squadre Nazionali delle Federazioni è risibile: tra i tecnici l'80,2% uomini e solo il 19,8% donne". In occasione dell'8 marzo Assist lancia il protocollo Pedav, Prevention and Education against Violence nello sport: "un modello di assistenza e formazione per tutte le società ed associazioni sportive che desiderano non solo adempiere formalmente agli obblighi introdotti dalla Riforma dello Sport, ma formare adeguatamente - anche con le esperte dei Centri antiviolenza di Differenza Donna - le persone all'interno della propria organizzazione". "Soprattutto in tema di molestie nello sport - dice Rizzitelli - serve un balzo in avanti arricchendo di competenze, attraverso esperte del settore, le risorse umane che nel mondo dello sport devono vigilare e favorire l'emersione del fenomeno. Serve anche, con urgenza, un Tavolo di confronto in seno al Coni per tutelare le vittime e sospendere gli indagati negli episodi più gravi"
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