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L'allarme siccità che tiene il Nord a secco rischia di avere un grave impatto sull'economia
Il grande malato ha perso i due terzi della sua portata media. Agricoltura, allevamento e pesca stanno già pagando un prezzo alto
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RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA
Per capire la gravità dell'emergenza idrica bisogna fare un viaggio di oltre 1.000 km lungo il corso del grande malato, il Po, e dei suoi affluenti. Dove prima c'era l'acqua, ora ci sono isole di sabbia. Il più grande fiume d'Italia è passato da una portata media di 1.506 metri cubi al secondo agli attuali 500 metri cubi. Attraversando i ponti autostradali si notano delle "spiagge", che costeggiano ormai lunghi tratti del Po.
Sul Ticino al ponte delle barche di Bereguardo, vicino Pavia, metà delle barche posano ormai sui sassi.
Sono tre milioni e mezzo le persone che potrebbere avere l'acqua razionata dai rubinetti a causa della siccità, come ha denunciato l'associazione nazionale dei consorzi di bacino. Neve sulle Alpi che si scioglie, i grandi laghi del Nord sono mezzi vuoti, con il livello del Garda ai minimi storici, Po in sofferenza, fiumi del Centro che si seccano. In compenso, al Sud gli invasi sono pieni e bisogna svuotarli in mare. Bisogna tappare le perdite degli acquedotti che perdono il 40% dell'acqua e costruire nuovi laghi per accumulare l'acqua piovana, ne raccogliamo solo l'11%.
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Le testimonianze di Stefania, juventina, Wanda laziale, Chiara e Anastacia romaniste, di una scrittrice e una giornalista, Marta Elena Casanova e Rosita Mercatante, che seguono l'universo femminile sugli spalti, il parere critico di Luisa Rizzitelli, presidente di Assist, l'Associazione nazionale atlete, e quello vissuto di Beppe Franzo, storico ultrà della Juventus, il club che vanta il maggior numero di tifosi in Italia e autore a sua volta di testi sulla storia del tifo. Infine, la storia di Nadia Pizzuti, la prima donna a entrare (da cronista dell'ANSA) in uno stadio di calcio in Iran, a Teheran. Era il 22 novembre del 1997
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