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C'è un quartiere a Roma di cui il mondo parla. Un viaggio tra chi ci vive, crea e lavora. Tra chi combatte lo spaccio di droga, tra chi sogna un mondo migliore proprio mentre Nanni Moretti ambienta anche qui, come fecero Pasolini e Rossellini, un suo film
Da zone border line a quartieri “cool”, l’evoluzione delle grandi città spesso avviene con la rinascita di alcune aree urbane attraverso processi di riqualificazione e grazie al tessuto imprenditoriale locale e alla partecipazione attiva degli abitanti. Da borgata di periferia di fango e baraccopoli, oggi il Pigneto è una zona multiculturale dove passato e presente si intrecciano. Tra murales, botteghe artigiane e movida, il quartiere è tra le nuove aree più trendy di Roma e il mondo ne parla.
In Italia il fenomeno della gentrificazione - si legge sul sito dell'Accademia della Crusca - ha avuto una fisionomia prevalentemente sociale (in America invece ha significato anche la sostituzione etnica degli abitanti, dagli afroamericani dei quartieri-ghetto si è passati agli americani benestanti), è stato molto più contenuto e ha interessato solo alcune grandi città: si è parlato di gentrificazione per i quartieri Testaccio, San Lorenzo o Pigneto a Roma, per San Salvario a Torino, per il quartiere Isola a Milano, per San Niccolò a Firenze. Nonostante le dimensioni modeste, ha comunque suscitato un acceso dibattito.
L’originale inglese gentrification, letteralmente ‘borghesizzazione’, è stato coniato e utilizzato per la prima volta nel 1964 da Ruth Glass (Introduction: aspects of change. In London: Aspects of Change, ed. Centre for Urban Studies, London: MacKibbon and Kee, 1964, xiii–xlii), mentre il calco italiano è registrato per la prima volta dallo Zingarelli 2013, che data la prima attestazione al 1982
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Molti degli artisti che vivono e lavorano al Pigneto sono i protagonisti di "Parlare d'arte. Al Pigneto" del regista Jo Amodio, per un progetto "nato dalla volontà di evidenziare l’attuale stato della produzione d'arte e di creare una testimonianza storica dell’importante lavoro svolto dagli artisti che vivono o lavorano al Pigneto. Altro aspetto del documentario è quello di raccontare di artisti che lottano in modo pacifico aspirando a un mondo migliore". “Parlare d’arte. Al Pigneto” – spiega Amodio – vuol essere un viaggio attraverso le opere e i racconti di alcuni artisti del quartiere romano di cui si presenta il vero volto, fatto di arte, cultura e senso civico. Credo che l'arte sappia intercettare il bisogno di dialogo e integrazione in ogni latitudine del mondo, poiché si esprime con un linguaggio universale” – continua Amodio. “Tanto che il progetto proseguirà in futuro per raccontare le periferie degradate del mondo che, attraverso l'arte, possono sperare in una rinascita e riqualificazione dei tessuti sociali. Allo stesso tempo ritengo che nel nostro Paese e nella nostra epoca sia sempre più difficile produrre arte”, precisa il regista. Autore delle musiche originali è Andrea Alberti che, grazie alle sue melodie jazz di animo mediterraneo, accompagna le immagini del documentario con la poesia che spesso manca alla realtà.
Gli altri artisti protagonisti del documentario sono: Andrea Alberti, pianista e compositore, direttore dell’Orchestra Mediterranea; Carola Susani, scrittrice; Pino Borselli, regista di cinema e di teatro; Laura Scarpa, fumettista e illustratrice; Enrico Astolfi, scrittore e autore di “Casilina. Ultima fermata”; Gina Merulla, regista, attrice e direttrice artistica del “Teatro Hamlet” di Roma; Gerardo Casiello, compositore e cantante; Igiaba Scego, scrittrice; Sukran Moral, artista performer; Mokodu Fall, pittore senegalese; Rino Bianchi, fotografo photonovelist; Michela Lambriola, pittrice; Francesco Impellizzeri, artista performer; Pasquale Restuccia, pittore; Riccardo Mannelli, artista (pittore e vignettista); Antonella Aversa, pittrice e scultrice; Marco G. Ferrari, videoartista.
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Una carica di polizia contro giovani antagonisti e migranti che manifestano. È la scena girata al Pigneto, in via Macerata, da Nanni Moretti per il suo nuovo film "Tre piani". Il film è tratto dall'omonimo romanzo di Eshkol Nevo. La storia corale, prodotta da Sacher Film e Fandango con Rai Cinema e Le Pacte, in uscita nel 2020, e' costruita sull'intrecciarsi delle vicende di alcune famiglie in un elegante condominio romano (nel libro era Tel Aviv).
Nel cast, fra gli altri Margherita Buy, Alba Rohrwacher, Riccardo Scamarcio, Adriano Giannini, Elena Lietti, Alessandro Sperduti, Anna Bonaiuto, Stefano Dionisi. La sceneggiatura viene da un romanzo qualcosa in più della trama di Tre Piani è nota: ognuna delle famiglie protagoniste riflette una delle tre diverse istanze freudiane - Es, Io, Super-io - della personalita'. Scamarcio interpreta "un uomo passionale, travolto dal sospetto che qualcosa di terribile sia accaduto alla sua bambina" . Alba Rohrwacher che Moretti su Elle ha definito "una fuoriclasse" e' Monica, una donna con un marito assente (Adriano Giannini) e una bambina appena nata, che si convince di essere spiata da un corvo.
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Dallo Jaba, detta anche droga di Hitler, alla lotta ai Casamonica, al nuovo fenomeno dei pusher sui social network. A Roma Est l'impegno dell'Arma dei carabinieri è a 360 gradi. "Quotidianamente impegnamo circa il 30% delle nostre forze per l’attività anti-droga - dice il maggiore Nunzio Carbone, comandante della Compagnia dei carabinieri Roma Casilino - ma in alcune circostanza specifiche possiamo arrivare anche al 50%. Una sostanza assai diffusa è la cocaina, c’è poi l’hashish soprattutto tra i giovani. Queste sono quelle che ormai definiamo classiche. Ma quella più preoccupante è lo Jaba. In particolare, in zona Tor Pignattara, abbiamo svolto diversi sequestri di questa sostanza. Si tratta di un’anfetamina, detta anche droga etnica, utilizzata prevalentemente dalla comunità dei bengalesi e altri provenienti sempre dal Sud Est asiatico. Si trova a poco prezzo, 5 massimo 10 euro a pasticca, che ha degli effetti devastanti. Non ci risulta si sia diffusa tra gli italiani, ma il fatto che si possa trovare a poco prezzo e il fatto che provochi degli effetti che sono esponenziali rispetto ad esempio alla cocaina, sono dati che ci fanno porre l’attenzione sul fenomeno. Nella lotta al traffico di sostanze stupefacente, Roma Est è caratterizzata dalla presenza del clan dei Casamonica: "Di recente - dice sempre il comandante Carbone - abbiamo svolto un’attività di contrasto che ha portato agli arresti di 22 persone molte delle quali riconducibili al clan dei Casamonica. L’attività ha consentito di accertare, a riscontro di altre attività svolte dai colleghi di Frascati, che i Casamonica, nello spaccio della cocaina, in particolare, stanno creando dei canali di approvvigionamento direttamente con il Sud America attraverso l’intermediazione di esponenti della ‘ndrangheta calabrese". C'è poi la nuova tendenza: i pusher che usano i social network: "I social ormai svolgono un ruolo molto importante anche in questo campo - conclude Carbone .. Talvolta può anche accadere che il rapporto tra acquirente e compratore possa nascere attraverso questi canali nel tentativo di eludere quelli che sono i possibili controlli delle forze dell’ordine e di polizia.
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Lo spaccio di droga nella zona del Pigneto, come a Termini, San Giovanni e San Lorenzo porta alla presenza nelle strade di un alto indice di soggetti che spacciano e a loro volta fanno uso di sostanze stupefacenti. "Parliamo di zone - dice il maggiore VIncenzo Carpino, comandante della compagnia dei carabinieri di Roma Piazza Dante - dove insiste la cosiddetta “movida” notturna, la cui accezione del termine non sempre è positiva, perché molto spesso c’è un abuso di alcol e di droghe a vario livello. Al Pigneto, però, da qualche anno, grazie ad una più intensa attività delle forze di polizia e dei carabinieri in particolare, in sinergia con i comitati di quartiere che hanno dato un grosso contributo in termini di riqualificazione dell’area, è stato possibile ottenere dei risultati che sinora sono abbastanza soddisfacenti".
L'allarme che arriva dalle ultime tendenze di spaccio riguarda il ritorno dell'uso dell'eroina e, in particolare, della siringa. "La crisi economica - sottolinea il comandante Carpino - ha portato ad uno sviluppo sempre più crescente di alcuni derivati di sostanze stupefacenti più note e mi riferisco nello specifico all'eroina il cui spaccio e consumo sta, soprattutto in quest’ultimo peridio, aumentando in maniera esponenziale e, sia per modalità di assunzione che per effetti sulla persona, ha effetti devastanti su chi l’assume. Mi spiego. L’eroina, inoltre, ha un prezzo molto basso, una dose può costare anche solo 5 euro ma non più di 10, e per essere percepita di più dall’assuntore viene spesso o fumata sciolta sulla carta stagnola o, peggio ancora, come sta ricapitando, anche se pensavamo che fosse un fenomeno ormai del passato, viene iniettata per endovena. Quindi con l’utilizzo delle siringhe si ritorna a vecchie problematiche che pensavamo di aver, in qualche modo debellato, ovvero alla trasmissione di malattie. Come sappiamo la siringa viene solitamente condivisa senza alcun tipo di precauzioni sanitaria".
Lo spaccio è caratterizzato da una sorta di caratterizzazione geografica di pusher, intermediari e mandanti. "La nostra esperienza su Roma - spiega Carpino - ci porta a individuare non tanto una nazionalità particolare, quanto un’area geografica e mi riferisco a quella africana. La maggior parte degli spacciatori arriva dal centro e nord Africa : quindi grosse comunità di nigeriani, ma anche senegalesi, dal Gambia. La manovalanza in senso stretto è fatta di questi soggetti. Alcuni godono dei permessi di soggiorno, altri anche di permessi umanitari ma la maggior parte sono irregolari. Le associazioni malavitose italiane non hanno del tutto lasciato il campo perché è evidente che l’attività di traffico di sostanze stupefacenti è altamente remunerativa e resta una delle fonti di reddito per la criminalità organizzata più importante. Probabilmente, però, le “italiane”, questo almeno ci dice la nostra attività investigativa, hanno ora un ruolo più imprenditoriale quindi lasciano gestire i livelli intermedi a organizzazioni criminali composte da cittadini spesso albanesi o da africani “anziani” ovvero che da tempo operano nel settore dello spaccio e quindi hanno esperienza nel settore".
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Il quartiere noto per le location di film di Pasolini, Rossellini e oggi, di Nanni Moretti, è anche un luogo scelto da diversi scrittori per ambientare le loro storie.
IL CIELO SOPRA IL PIGNETO di Cristiano Ranalletta
Sin dal suo titolo, il libro si connota geograficamente in modo puntuale. E lo fa nell’unico modo che è possibile adottare nell’epoca della localizzazione automatica e del delirio social delle “registrazioni”: in modo emotivo. Federico, il protagonista del romanzo, vive a Tor Pignattara, di cui il Pigneto è parte. Ci accompagna per mano in un dedalo di ragionamenti esistenziali e amorosi che si sovrappongono ai territori, alle piazze, alle vie. Una dimensione romana “sui generis”, in cui le stesse strade percorse da Pasolini e da famosi registi cinematografici vedono passare quotidianamente masse di bengalesi, “borghesi piccoli piccoli”, personaggi rigorosi, impegnati, borderline, tossici in crisi di astinenza. Una folla di personaggi necessaria a tenere insieme la disperata esigenza di fare del territorio uno spazio dell’emozione, un’estensione fisica del proprio mondo interiore, in un certo senso la propria casa. Da una lucida fotografia della realtà multiculturale che si sovrappone a un viaggio interiore, l’autore ci restituisce storie d’amore e di abbandoni, l’incanto della fragilità umana. L’autore è Cristiano Ranalletta è nato a Roma. È ingegnere, scrittore e docente di alcuni corsi post laurea. Ha pubblicato il romanzo breve Tutti i giorni (Lespisma, 2015). Il cielo sopra il Pigneto è il suo secondo romanzo.
"SUL CORNO DEL RINOCERONTE" di Francesca Bellino
È una storia di amicizia tra due giovani donne, una italiana e una tunisina, ambientata tra Italia e Tunisia, tra il 2010 e il 2011. Le due donne, Mary e Meriem, vivono al Pigneto, una scelta precisa dell'autrice che intendeva raccontare una Roma diversa dalle cartoline, una Roma in trasformazione dove il bene e il male, l'euforia e il disagio, la vita e la morte sono capaci di convivere creando nuove comunità. Il Pigneto era ed è uno spazio di libertà dove coabitano realtà opposte, apparentemente contrastanti: famiglie e artisti, pankabbestia e politicanti, bambini e poliziotti, musulmani e omosessuali, africani e rumeni, arabi e cinesi. «Se non hai una bicicletta, un cane o un bambino non sei adatto al Pigneto» era diventato il leitmotiv del quartiere... ripetono le due protagoniste quando cominciano a sentirsene parte grazie alla presenza del loro cane, eppure il Pigneto per loro non rappresenta solo aver trovato uno spazio-comunità, ma è uno specchio di quello che avviene nel loro animo: la scoperta all'Altra come portatrice di diversità e la disponibilità al confronto e allo scambio quotidiano come unica strada possibile per abitare il nostro mondo plurale.
LA STORIA DEL PIGNETO. Dalla preistoria ai giorni nostri. A cura di Gaia Marnetto
Il Pigneto non è un quartiere, avrebbe scritto Magritte. Lo è diventato per acclamazione. In questo triangolo che inizia subito fuori Porta Maggiore, tra via Prenestina, via Casilina e via dell'Acqua Bullicante, sono oltre 30.000 gli abitanti. Spina dorsale di questa zona è la lunga e insolita via del Pigneto, che esiste almeno dal 1550 come strada poderale tra i vigneti. "La storia del Pigneto. Dalla preistoria ai giorni nostri" racconta la vita del quartiere attraverso testimoni di un percorso cronologico lunghissimo.
IL PIGNETO di Stefano Ancilli
Questo breve volume vuole ripercorrere la nascita e lo sviluppo del quartiere Pigneto di Roma attraverso lo studio delle fonti di archivio e delle carte di Roma, a partire dal 1870 fino ai nostri giorni. Ampia galleria fotografica
PIGNETO IMMAGINARIO di Giuseppe Vultaggio
Una raccolta di illusioni, visioni e speranze di un quartiere in balìa degli eventi. Il Pigneto, una porzione di territorio nel quadrante est della città di Roma, è oggetto di continue trasformazioni urbanistiche che stanno inevitabilmente avendo immediate ricadute sul tessuto socio-culturale. Il quartiere, pur essendo non molto distante dal centro della città, negli anni è riuscito a preservare la sua anima di quartiere popolare, fino a quando agli inizi degli anni 2000 è diventato appetibile da una nuova "classe" di abitanti, che inseritasi nel tessuto sociale ne ha modificato lo stile di vita e le abitudini consolidate nel tempo. I collages digitali raccolti in questo volume rappresentano un racconto per immagini di un quartiere alla continua ricerca di nuovi equilibri e al centro di un vortice surreale in cui si mescolano illusioni, attività sociali, degrado e tendenze glamour.
CASILINA ULTIMA FERMATA di Enrico Astolfi
Un noir urbano ambientato al Pigneto, quartiere romano, zona multietnica, turbolenta. Un romanzo che racconta, attraverso due storie che s'intrecciano, la vita di questa particolare zona di Roma. Franco il Grigio, piccolo delinquente di borgata incarna una città in preda alla violenza. Dopo essere uscito di galera. in precario equilibrio tra coscienza e pena, cerca di ricostruirsi una vita. Il suo quartiere, la dimensione familiare, la casa, nulla è come ricordava. Inizia a vivere una nuova, violenta, esasperata esistenza.
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I cambiamenti sociali che hanno rivoluzionato il Pigneto non sono passati inosservati. La stampa internazionale ha dedicato diversi approfondimenti su come questo quartiere di Roma negli ultimi 10 anni si è trasformato, sugli artisti che ci vivono, sulla movida e, più in generale, sulle nuove tendenze che qui sono penetrate. Ecco alcuni esempi
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“Erano giorni stupendi, in cui l’estate ardeva ancora purissima, appena svuotata un po’ dentro, dalla sua furia. Via Fanfulla da Lodi, in mezzo al Pigneto, con le casupole basse, i muretti screpolati, era di una granulosa grandiosità, nella sua estrema piccolezza; una povera, umile, sconosciuta stradetta, perduta sotto il sole, in una Roma che non era Roma”. Così Pier Paolo Pasolini descriveva il Pigneto, quella borgata venuta fuori senza piano regolatore tra la via Prenestina e la via Casilina, dove avrebbe ambientato Accattone. Con il suo susseguirsi di orti, casette, villette, officine, baracche ed edifici bombardati, via Fanfulla da Lodi era probabilmente l’unica strada a riassumere questo paesaggio di “piccola grandiosità” e ad avere un asse abbastanza lungo per permettere la profondità di campo necessaria per i numerosi campi lunghi e per i piani sequenza cinematografici caratterizzanti il film. Inoltre il suo corso longitudinale (da sud a nord) fa sì che a mezzogiorno il sole illumini la strada perpendicolarmente: la luce penetra ovunque, tra le case basse e gli squarci dei bombardamenti creando un gioco di ombre drammatico. Quegli incroci ancora oggi continuano a rimandare a PPP, in un omaggio che va avanti ormai da decenni.
C'è un luogo in particolare diventato memoria storica più degli altri, il Pigneto e Pasolini, è il bar Necci, l'ex Gelateria Impero di coloniale memoria, fondato nel 1924. Massimo Innocenti ne è oggi il proprietario e l'appassionato 'custode', autore di un libro che rimanda a quell'epoca 'Pasolini, Pigneto'. In quei vicoli street art e installazioni ricordano PPP e il colpo d'occhio su Via Fanfulla da Lodi è potente e vale la passeggiata.
Il Pigneto, cresciuto disordinatissimo con l'immigrazione povera dal centro e sud Italia, era stato durante il Ventennio la casa del sottoproletariato, dei poveri manovali a giornata mentre a due strade da lì ferrovieri e operai avevano case dignitose. La gelateria Impero, come recitava il titolo, esibiva un certo orgoglio pur in quelle strade decisamente sgarrupate che durante gli anni della guerra sarebbero diventato un 'covo' della Resistenza, come tante targhe ricordano al passante. Subito dopo il conflitto, quella periferia romana arretrata divenne un enorme set, attirando i maestri del neorealismo, come Rossellini che dall'altra parte della strada, in Via Montecuccoli girava Roma città aperta, come Luchino Visconti che nei cortili di Via Alberto da Giussano, sempre con Anna Magnani, girava Bellissima. Questo spicchio di città, mentre a Roma il boom economico cambiava la fisionomia della periferia con palazzoni, pratoni incolti accanto alle baracche, rimaneva un po' un'isola. E proprio questo, oltre certamente all'umanità trovata in quelle strade, deve aver colpito Pasolini. ''Voleva ambientare - ci racconta Massimo Innocenti - le scene di Accattone là dove le propaggini della città degradano in un paesaggio semi-rurale inframmezzato da casali, baracche e manufatti costruiti in una notte (proprio nel 1955 De Sica girava in quella periferia romana Il tetto, una pellicola che tratta di una famiglia appena inurbata e costretta a ricorre allo stratagemma di tirar su la loro casa in una notte). Costituito in gran parte da immigrati del centro sud, il Pigneto aveva, ed ha tuttora, una dimensione simile a un piccolo villaggio del mezzogiorno, estraneo sia ai palazzoni della periferia, sia alla monumentalità del centro storico. Fu quindi scelto, a mio avviso, perché sintetizzava un microcosmo perduto, un’isola arcaica oltre le fabbriche della nuova Roma e le mura antiche''. La storia meravigliosa è che pur essendo il bar Necci considerato luogo 'simbolo' pasoliniano, lui non lo inquadrò mai, preferendo piuttosto adattare a bar una vecchia rivendita di vini e olii al civico 50 di Fanfulla da Lodi, un bar bettola più adatto alla trama del film. Il bar però lo frequentava, seduto sotto l'enorme albero che ancora oggi fa ombra ai tavolini sempre affollati in un giardinetto da paese più che da capitale.
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Per ora sono bloccati, ma a breve dovrebbero cominciare al Pigneto i lavori per la copertura del vallo ferroviario. Dove ora c’è la fermata Pigneto della Metro C nascerà una stazione di scambio metro-treni regionali FL1- Orte Fiumicino e FL3- Cesano Viterbo. Il pigneto così’ diventerà il terzo snodo di scambio dopo le stazioni di Termini e Tiburtina. “Temiamo che i lavori – dicono gli abitanti de quartiere - cambieranno per sempre la fisionomia del quadrante, e per almeno 3-4 anni subirà grossi disagi; dopo un anno di lavori salterà il ponte pedonale e i collegamenti tra scuola-metro e mercato rionale-isola pedonale saranno possibili solo passando o su via Casilina o via Prenestina circumnavigando i cantieri impegnando mamme bimbi e anziani in percorsi ad ostacoli di 500 metri e più”. Secondo le stime fornite dai comitati di quartiere, l’opera prevede 110 milioni di investimento. Ma, ci chiedono gli abitanti, “Come sarà gestita la mobilità?” “È vero che salteranno più di 200 parcheggi? C’e’ un piano alternativo?Ci saranno incentivi per i commercianti che resteranno imprigionati dai lavori? Sarà previsto un ponte pedonale alternativo? Perché ancora non sono stati pubblicati i progetti e le fasi di cantierizzazione come promesso?”
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