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Tim torna italiana, Poste sale al 24,81% 

Tim torna italiana, Poste sale al 24,81% 

Acquisito da Vivendi il 15% per 684 milioni, 0,29 euro ad azione 

ROMA, 30 marzo 2025, 12:52

Massimo Ricci

ANSACheck
Tim - RIPRODUZIONE RISERVATA

Tim - RIPRODUZIONE RISERVATA

Nuovo giro di valzer per il controllo dell'azionariato di Tim, che dopo i francesi di Vivendi, e tempo ancora addietro la partnership industriale di Telefonica, torna completamente in mani italiane nel suo nucleo stabile.

Poste Italiane, infatti, dopo aver rilevato da Cdp il 15 febbraio scorso il 9,81% delle azioni del gruppo di tlc, ha oggi formalizzato l'acquisto, dai francesi di Vivendi, di un ulteriore 15% del capitale, che la porta a detenere quasi il 25% dei titoli Tim. L'operazione è avvenuta per un corrispettivo di 684 milioni, equivalenti a 0,29 euro per azione circa, ovvero uno dei prezzi più 'economici' con cui sono avvenuti i passaggi di mano per detenere l'ex monopolista telefonico. Complice anche gli andamenti di Borsa, la radicale trasformazione del settore e la scissione della rete dal resto del gruppo. Dopo il "nocciolino duro" seguito all'opv e criticato dall'allora premier Massimo D'Alema, e la stagione dei capitani coraggiosi guidati da Colaninno, con quella che fu definita la più grande opa del secolo scorso nelle telecomunicazioni, quella di Olivetti su Telecom, ora Tim subisce una nuova trasformazione, portando forse a termine una delle privatizzazioni più tormentate. E lo fa vedendo un futuro dal cuore antico, ovvero tornare al timone un gruppo solido a maggioranza pubblica. Per Vincent Bolloré, invece, dopo la scalata tentata e alla fine respinta su Mediaset, si tratta di un'altra ritirata dalle campagne italiane, dopo gli anni in cui entrava nel capitale di banche ed aziende tricolori con maggiore facilità.

Il finanziere bretone resta ora al 2,51% del capitale ordinario di Tim, dopo la cessione del 15% di oggi, mentre parallelamente Poste Italiane sale complessivamente oltre il 24%, rendendo noto che non intende incrementare la partecipazione oltre, non volendo infrangere la soglia che renderebbe l'opa obbligatoria. Le prime indiscrezioni di un interesse di Poste Italiane per Tim erano trapelate in modo più concreto solo poche settimane fa, e con una certa rapidità sono giunte adesso a conclusione: quasi un blitz. L'acquisto sarà finanziato, spiega Poste, mediante cassa disponibile, e rappresenta per la società un investimento di natura strategica, "realizzato con l'obiettivo di svolgere un ruolo di azionista industriale di lungo periodo, che possa favorire la creazione di sinergie tra Poste Italiane e Tim, nonché apportare valore aggiunto per tutti gli stakeholder, oltreché promuovere il consolidamento del mercato delle telecomunicazioni in Italia".

Era noto che è in fase avanzata la negoziazione per la fornitura di servizi per l'accesso di Postepay (società interamente controllata da Poste Italiane) all'infrastruttura di rete mobile di Tim a partire dal 1° gennaio 2026. Inoltre, fa sapere Poste, "sono in corso valutazioni finalizzate all'avvio di partnership industriali volte a valorizzare le molteplici opportunità per la realizzazione di sinergie tra le due aziende nei settori della telefonia, dei servizi ICT e dei contenuti media, dei servizi finanziari, assicurativi e dei pagamenti, e infine dell'energia". Oltre alla formalizzazione dell'operazione, atteso entro il primo semestre del 2025, l'operazione è ora sospensivamente condizionata alla notifica all'Antitrust, ai sensi della disciplina sul controllo delle concentrazioni. Tecnicamente e più nel dettaglio, l'acquisizione da Vivendi di azioni ordinarie di Tim ha riguardato appunto il 15% del totale delle azioni ordinarie, ed il 10,77% del capitale sociale del gruppo telefonico. Una volta completata, l'operazione, che ha visto Rothschild fairness opinion per Poste Italiane, vedrà l'acquirente detenere una partecipazione complessiva pari al 24,81% delle azioni ordinarie, e al 17,81% del capitale sociale.
   

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