++ RIPETIZIONE CON TESTO CORRETTO ++
(di Michele Esposito)
Nessuno si fida di Vladimir
Putin. Nessuno, pur accogliendo positivamente i colloqui in
Arabia Saudita, crede che in questo momento il Cremlino voglia
la tregua. All'ombra dell'Eliseo prende nuovamente forma la
Coalizione dei Volenterosi. Ed è una linea che, al momento, non
è sovrapponibile a quella di Donald Trump. I 29 Paesi, più l'Ue
e la Nato, riuniti a Parigi hanno ribadito a Volodymyr Zelensky
che nulla, nel breve termine, cambierà nel sostegno all'Ucraina.
"La Russia finge di trattare e non consentiremo che passi alcuna
delle contro-verità spinte da Mosca in questi giorni", è il muro
eretto da Emmanuel Macron al termine del vertice. Una riunione
nella quale "all'unanimità" i partecipanti hanno deciso che le
sanzioni contro la Russia, nonostante le condizioni poste dal
Cremlino per una tregua, non saranno revocate.
Il vertice di Parigi è durato poco più di una mattinata,
anticipato dalla telefonata di Macron a Trump e da una
mini-riunione tra Parigi, Londra, Kiev e la Nato. Attorno al
tavolo si è partiti innanzitutto da alcuni punti fermi: il
sostegno, militare e civile, all'Ucraina; la mancanza di fiducia
per la reale volontà di Mosca a negoziare; la necessità di dare
garanzie di sicurezza all'Ucraina. A queste certezze si è
aggiunto un duplice dato politico. Il primo è il formarsi di una
sorta di nuova alleanza europea, che va oltre i confini
comunitari ed esclude Paesi considerati proxy di Mosca come
l'Ungheria. Il secondo è stato fotografato dal presidente della
Finlandia, Alexander Stubb, che ha assegnato a Londra e Parigi
"un ruolo guida" della Coalizione. Ruolo che, hanno spiegato
fonti Ue, non si è tramutato in un'assegnazione formale a Macron
e Keir Starmer della funzione di negoziatori.
Zelensky è arrivato a Parigi con una convinzione: "Putin
vuole dividere l'Europa dall'America e non vuole la pace". Ha
poi aggiornato l'elenco degli equipaggiamenti militari di cui ha
bisogno, e ha avvertito i suoi alleati delle reali intenzioni di
Putin: preparare un'offensiva in tre regioni, Sumy, Kharkiv e
Zaporizhia. I Volenterosi sono convinti che lo Zar voglia solo
prendere tempo. Per questo, pur senza più gli Usa saldamente
alle spalle, "l'Europa si mobilita come non si vedeva da
decenni", ha evidenziato Starmer. "La Coalizione è più grande e
forte", ha chiosato Ursula von der Leyen annunciando che l'Ue
anticiperà la sua parte di prestiti messi in campo dal G7, dal
valore di circa 18 miliardi. Il presidente del Consiglio europeo
Antonio Costa, forse con un occhio anche agli strali lanciati da
Washington all'Ue, ha aggiornato gli alleati del contributo
finora messo in campo dai 27, confermando la volontà di inviare
al più presto a Kiev i due milioni di munizioni richieste.
E' sull'invio di truppe che i Volenterosi hanno cominciato a
zoppicare. La linea non è unica. Lo scetticismo del governo
spagnolo è noto da tempo, mentre la premier italiana Giorgia
Meloni ha ribadito che non invierà militari in Ucraina,
tracciando così una linea di demarcazione rispetto alla
strategia franco-britannico. Londra e Parigi, infatti,
invieranno una task force a Kiev per "preparare l'esercito
ucraino di domani", ha affermato Macron annunciando, al tempo
stesso, una possibile "forza di rassicurazione" da inviare in
Ucraina dopo la pace. Non una forza di peacekeeping, e neanche
delle truppe dispiegate sulla linea di contatto, ma una forza
composta da diversi Paesi europei, dispiegata in luoghi
strategici e dal carattere "dissuasivo" rispetto ad eventuali
escalation. Una ini
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