BRUXELLES - L'influente capo di gabinetto di Ursula von der Leyen, il tedesco Bjorn Seibert, non si muove spesso senza la presidente della Commissione. Se lo fa, è segno della serietà di un dossier. E il tema dazi, dalle parti di Bruxelles, è serissimo. Il 2 aprile è dietro l'angolo, e nelle cancellerie europee, in vista dell'entrata in vigore delle tariffe annunciate da Donald Trump, sta montando un crescente allarme, aggravato anche dall'imprevedibilità del presidente americano.
È in questo contesto che si è inserita la seconda missione della Commissione europea Oltreoceano. Nella prima, a fare da negoziatore era stato il titolare della delega al Commercio Maros Sefcovic. Lo slovacco è volato nuovamente a Washington con due appuntamenti chiave in agenda: il primo con il negoziatore sul Commercio dell'amministrazione Trump, Jamieson Greer; il secondo con il segretario di Stato per il Commercio, Howard Lutnick. Ma rispetto alla precedente missione questa volta, ad accompagnare Sefcovic, c'è il braccio destro di von der Leyen. E non è escluso che l'agenda di Seibert negli Usa sia diversa da quella del commissario europeo.
La linea di Bruxelles, finora, è stata quella dell'apertura al dialogo ma, allo stesso tempo, della fermezza nella risposta a Trump. È una linea che von der Leyen ha ribadito anche nel corso del pranzo con i Rappresentanti Permanenti, con i quali ha affrontato i temi più caldi del momento. Sui dazi, tuttavia, la presidente della Commissione ha recapitato al tavolo dei 27 anche un invito all'attesa. Con un motivo, su tutti: l'imprevedibilità di Trump non permette, a Palazzo Berlaymont, di delineare con precisione una risposta prima del due aprile.
È proprio questa mancanza di certezza, tuttavia, ad aver portato in questi giorni Bruxelles a calcare più la strada del dialogo. L'Ue, che aveva stilato una nutrita lista di prodotti americani sui quali applicare le tariffe come risposta a Trump, giovedì scorso ha optato per rinviare a metà aprile i dazi al 50% su alcuni prodotti, il whiskey su tutti. Lo stesso Trump, nelle sue ultime dichiarazioni, è sembrato frenare sulla portata delle tariffe del 2 aprile, che potrebbero risparmiare settori come auto, chip e farmaci.
"Le tariffe sono un'arma a doppio taglio, l'Ue è pronta a negoziare e a rivedere la lista dei prodotti", è stata l'apertura ribadita dal commissario all'Agricoltura Cristophe Hansen, in visita a Roma. Il governo italiano, del resto, è tra quelli che predica maggiormente la calma su eventuali ritorsioni. "Ancora non è stata presa nessuna decisione da parte americana" sui dazi, "ci sono stati degli annunci, vedremo, gira voce che si potrebbe anche rinviare", ha sottolineato il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Il dialogo si può trovare anche su canali paralleli. Come quello dell'intelligenza artifiiciale. In una lettera alla vicepresidente della Commissione con delega alla Sovranità Tecnologica, Henna Virkkunen, il gruppo di eurodeputati che monitora i progressi sull'attuazione dell'Ai Act ha messo nero su bianco la sua "grande preoccupazione" per la bozza di buone pratiche sull'IA per finalità generali. Le prime bozze - la stesura definitiva è prevista a maggio - mostrano che si stanno annacquando le norme al punto da "reinterpretare e restringere un testo giuridico che i co-legislatori hanno concordato", è stato l'allarme lanciato dai relatori del testo all'Eurocamera.
La sensazione insomma è che si voglia fare un regalo alle Big Tech statunitensi, forse anche per ammorbidire le posizioni di Washington sui dazi. Nel frattempo l'Ue corre ai ripari. Sefcovic, dopo la tappa negli Usa, volerà in Cina, con la quale Bruxelles, nell'alveo della strategia del de-risking, è più che mai decisa a tenere le porte aperte. Sul fronte interno l'urgenza è quella di tutelare i comparti potenzialmente più danneggiati dai dazi Usa. La Commissione ha adottato non a caso nuove restrizioni sull'import di acciaio: il tasso di liberalizzazione scenderà dall'1% allo 0,1%, riducendo così la quantità di acciaio che può entrare senza dazi nel mercato unico. Con l'obiettivo di proteggere un'industria già profondamente provata.
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