/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

>>>ANSA/ Caso Italia-Albania a Corte Ue, la sponda di Bruxelles

>>>ANSA/ Caso Italia-Albania a Corte Ue, la sponda di Bruxelles

Scontro tra Roma e legali dei migranti. Conclusioni il 10 aprile

BRUXELLES, 25 febbraio 2025, 20:05

Redazione ANSA

ANSACheck

(dell'inviata Valentina Brini) Il sodalizio tra Roma e Bruxelles sui migranti ora ha anche un sigillo giuridico. Quando il team legale della Commissione europea ha preso la parola davanti ai giudici della Corte di giustizia Ue, l'udienza sui rinvii del Tribunale di Roma che hanno frenato il progetto del governo sui Cpr in Albania era in corso da ormai tre ore. E dalle osservazioni della consulente Flavia Tomat - diverse rispetto alle memorie scritte - è arrivata la conferma che gli equilibri su frontiere e asilo sono ormai cambiati: l'Europa è pronta a blindare i rimpatri e a riconoscere la procedura accelerata per esaminare le domande d'asilo anche di chi arriva da Paesi ritenuti solo in parte sicuri. A patto di tutelare determinati gruppi identificabili di persone a rischio. Una sponda che alimenta le speranze italiane sui centri di Shengjin e Gjader, spalleggiate in aula anche da gran parte dei governi dell'est e del nord Europa.
    A frenare però sono i giudici di Lussemburgo custodi del diritto comunitario: il collegio dei 15 togati ha subito incalzato Bruxelles, lasciando intravedere un delicato dibattito interno che culminerà il 10 aprile nelle conclusioni - non vincolanti - dell'avvocato generale Richard de la Tour, prima della sentenza attesa a fine maggio.
    Le cause riunite al vaglio della Corte - nate dai ricorsi di due cittadini del Bangladesh condotti in Albania e poi respinti perché provenienti da un Paese considerato sicuro dal governo - sono destinate a fare scuola: il verdetto detterà la linea per tutti gli altri rinvii già pendenti e per quelli in arrivo, dirimendo il nodo sulla nozione di Paese terzo sicuro.
    Inevitabile il muro contro muro tra l'avvocatura di Stato e i difensori dei migranti, il primo a essersi consumato nell'aula delle grandi udienze di Lussemburgo. L'Italia, nell'attacco frontale del legale dei richiedenti asilo, Dario Belluccio, "ha tradito i principi di certezza del diritto e di eguaglianza" sancendo la "morte" del diritto d'asilo Ue "piegato alle logiche delle politiche sull'immigrazione". La prova "lampante", secondo l'avvocato, è racchiusa nei numeri: la Germania ad esempio vanta 9 Paesi designati sicuri, mentre l'Italia ne ha definiti 19. Un divario che dimostrerebbe come "gli Stati pieghino le regole" alle proprie strategie. Un'arringa dai toni accesi rafforzata nelle stesse ore dalla presentazione a Roma del report 'Oltre la frontiera' del Tavolo Asilo e immigrazione, che ha bollato i Cpr come "illegittimi e sbagliati sul piano etico, giuridico ed economico".
    Di tutt'altro avviso invece i legali dello Stato - Sergio Fiorentino, Lorenzo D'Ascia, Ilia Massarelli ed Emanuele Feola - secondo i quali la sicurezza di un Paese non deve necessariamente essere riconosciuta in modo uniforme per tutti.
    Non esiste, nella posizione del governo, "un concetto di Paese sicuro in senso assoluto, privo di alcun margine di insicurezza personale". Ed è quindi ammissibile, stando all'Avvocatura, "che vi siano eccezioni al principio di sicurezza" anche per "intere categorie di persone" pur senza intaccare le garanzie per i richiedenti asilo sottoposti a procedura accelerata.
    Una linea che trova sponde solide non solo a Bruxelles, ma anche in molte capitali europee - dove già nei mesi scorsi le "soluzioni creative" messe in campo dal governo Meloni avevano raccolto consensi -, con l'unica eccezione in aula della posizione più prudente espressa da Berlino.
    L'ultima benedizione della squadra di Ursula von der Leyen al protocollo Italia-Albania era arrivata appena una settimana fa a Roma tra le strette di mano della premier Giorgia Meloni con il commissario per la Migrazione, Magnus Brunner. La promessa di una cornice giuridica per gli hotspot extra-Ue - destinati però ai rimpatri e non all'esame delle domande d'asilo come nel modello Albania - si concretizzerà l'11 marzo con una riforma attesa da mesi. Il pressing di Roma resta però alto per anticipare una lista Ue dei Paesi d'origine sicuri entro la primavera.
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza

ANSA Corporate

Se è una notizia,
è un’ANSA.

Raccogliamo, pubblichiamo e distribuiamo informazione giornalistica dal 1945 con sedi in Italia e nel mondo. Approfondisci i nostri servizi.