La Corte europea dei diritti
umani "ha concluso che l'esistenza stessa dei rapporti intimi
come obbligo matrimoniale è in contrasto con la libertà
sessuale, il diritto all'autonomia corporea e l'obbligo degli
Stati di prevenire la violenza domestica e sessuale". La
constatazione è parte della sentenza in cui la Cedu ha
condannato la Francia perché i suoi tribunali hanno pronunciato
un divorzio per colpa attribuita esclusivamente alla moglie in
quanto aveva cessato di avere rapporti sessuali con il marito.
Secondo la Corte "il consenso al matrimonio non può implicare
il consenso a futuri rapporti sessuali. Una tale interpretazione
equivarrebbe a negare la natura riprovevole dello stupro
coniugale". Al contrario, evidenziano i giudici, il consenso
dove riflettere la libera volontà di intraprendere relazioni
sessuali in un dato momento e nelle specifiche circostanze. La
Corte osserva che il concetto di "doveri coniugali", così come
previsto dall'ordinamento giuridico francese e riaffermato in
questo caso, non tiene in alcun conto il consenso ai rapporti
sessuali.
"Nel caso in esame, la Corte non è riuscita a individuare
alcuna ragione in grado di giustificare questa ingerenza da
parte delle autorità pubbliche nell'ambito della sessualità". I
giudici della Cedu hanno concluso "che la riaffermazione del
principio dei doveri coniugali e la concessione del divorzio per
colpa esclusiva della moglie non sono state basate su ragioni
pertinenti e sufficienti, e che i tribunali nazionali non hanno
raggiunto un giusto equilibrio tra gli interessi in gioco".
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