Il cordone sanitario per escludere l'estrema destra dal governo in Austria non si è strappato: il prossimo esecutivo a Vienna sarà composto da una coalizione a tre, a trazione europeista. L'annuncio, che era già nell'aria da qualche giorno, è arrivato dal leader dei popolari dell'Ovp Christian Stocker dopo aver sciolto gli ultimi nodi con i nuovi alleati, i socialdemocratici dell'Spo e i liberali di Neos.
"Sono stati i negoziati più difficili della nostra storia", ha ammesso Stocker, che assumerà la carica di cancelliere. Mentre i nazionalisti dell'Fpo, rimasti fuori dalle stanze dei bottoni nonostante la vittoria alle elezioni, hanno promesso battaglia.
Il nuovo governo Stocker dovrebbe insediarsi la prossima settimana con un programma che avrà tra le priorità le questioni dell'immigrazione e dell'integrazione. Il prossimo cancelliere, avvocato 64enne e segretario generale del partito dal 2022, ha promesso un "divieto costituzionale del velo per proteggere i minori in difficoltà" e "la sospensione immediata dei ricongiungimenti familiari". E non ha escluso la possibilità di imporre "una sospensione dell'asilo nell'ambito del quadro giuridico della clausola di emergenza europea", se le richieste dovessero aumentare. Una sostanziale stretta sugli ingressi, per non lasciare questo tema all'ultradestra, che i sondaggi vedono ancora in testa. Anche sull'onda emotiva di un attacco con un coltello compiuto nei giorni scorsi da un richiedente asilo siriano nel sud, in cui è rimasto ucciso un adolescente.
Ma al di là di tutto, secondo il leader socialdemocratico Andreas Babler la cosa più importante è che "questa coesione di forze costruttive impedisce all'Fpo di accedere alle istituzioni più importanti del nostro Paese" e che "il governo garantirà lo stato di diritto e la democrazia".
L'intesa anti-destra ha chiuso una saga senza precedenti nel Paese alpino, dove il trionfo del partito anti-sistema Fpo, arrivato primo per la prima volta con il 29% dei voti, aveva provocato un terremoto politico mettendo in crisi i partiti tradizionali. I popolari, al potere dal 1987 ma arrivati secondi a settembre, hanno preso la regia delle trattative, tentando di coalizzarsi con sinistra e liberali, ma a gennaio tutto era naufragato.
Tanto che il presidente della Repubblica, il verde Alexander Van der Bellen, prendendo una "decisione non facile" (come ha detto lui stesso) aveva dato mandato di formare il governo al leader populista Herbert Kickl. Anche il suo tentativo è comunque fallito, soprattutto perché l'estrema destra voleva dare al Paese una svolta euroscettica. La palla è così tornata nelle mani dei popolari, che alla fine hanno trovato un compromesso con l'Spo e i Neos.
La strada per la coalizione europeista resta comunque impervia, con alcuni analisti che evidenziano gli enormi problemi, soprattutto in termini di indici di popolarità, per i tre partiti di sistema. A soffiare sul fuoco del malcontento, tra l'altro, continuerà a pensarci il leader dei nazionalisti Kickl. Che ha già definito il programma del prossimo governo come il "peggiore di sempre".
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