Il fattore Georgescu, con le ombre russe sul voto presidenziale dello scorso novembre, torna a scuotere la Romania promettendo un probabile nuovo terremoto politico e rinnovate proteste di piazza nel Paese balcanico.
Calin Georgescu, l'esponente dell'estrema destra filorussa e xenofoba vincitore a sorpresa del primo turno delle presidenziali di fine anno, con il forte sospetto di ingerenze di Mosca, è stato fermato dalla polizia e subito interrogato dai giudici a Bucarest che lo hanno iscritto nel registro degli indagati. Ma subito in sua difesa è sceso in campo Elon Musk: "Hanno arrestato una persona che ha ottenuto il maggior numero di voti alle elezioni presidenziali romene. Tutto ciò è sbagliato", ha tuonato su X.
Mentre la delegazione della Lega all'Eurocamera ha definito il fermo "estremamente preoccupante". Le accuse, secondo quanto si legge nel comunicato ufficiale dell'alta Corte di Cassazione, sono numerose e pesanti: dall'istigazione ad agire contro l'ordine costituzionale alle false dichiarazioni riguardanti il finanziamento della sua campagna elettorale e la dichiarazione dei redditi, dalla costituzione di un'organizzazione a carattere fascista razzista e xenofobo alla promozione pubblica del culto di personalità coinvolte in genocidi e crimini di guerra. Sul suo capo pendono pesanti sospetti per la promozione in pubblico di idee, concetti, dottrine fasciste, legionarie, razziste o xenofobe, e per iniziazione o costituzione di un'organizzazione a carattere anti-semita. Insomma, un lungo elenco di reati che, in caso di condanna, prevedono pene dai 15 ai 25 anni di reclusione.
Georgescu è stato fermato nel traffico mentre si recava in auto a presentare ufficialmente la sua candidatura per le nuove elezioni presidenziali in programma il 4 maggio prossimo. Contemporaneamente la polizia ha effettuato decine di perquisizioni al suo domicilio e in locali e sedi del suo staff, rinvenendo un vero e proprio arsenale di armi e munizioni di vario tipo, nonché ingenti somme di denaro per un ammontare complessivo di oltre un milione di euro.
Il nome di Georgescu era salito improvvisamente alla ribalta il 24 novembre dello scorso anno quando, da semi sconosciuto, conquistò clamorosamente il più alto numero di preferenze al primo turno delle elezioni presidenziali nel Paese balcanico. Seguirono giorni di grande tensione, culminati con l'annullamento del voto da parte della Corte costituzionale, a sole 48 ore dal ballottaggio, per irregolarità nel finanziamento della campagna elettorale e per pesanti interferenze russe nei meccanismi elettorali volti a favorire, per il tramite della piattaforma TikTok, il candidato anti europeista e filorusso.
Una decisione interpretata dai suoi sostenitori come un colpo di stato che scatenò le proteste dell'estrema destra, scesi in strada ripetutamente per sostenere il loro candidato. Ora una nuova puntata di questo film che potrebbe durare ancora a lungo, con altri colpi di scena e conseguenze imprevedibili. E l'ennesima prova del sostegno di Musk, espressione diretta dell'amministrazione Trump, a movimenti di estrema destra in forte ascesa in Europa.
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